“Ormai le conosco, a loro piace fare tre o quattro spruzzi, poi salutano due volte con la coda e si immergono. Ma non sono andate via, devi solo aspettare sette-otto minuti e riemergono”. Enrico e Giulia, gambe a ciondoloni sospese sul mare, sguardo all’orizzonte, calcolano i tempi delle balene. Sette anni, Vancouver alle loro spalle, l’Oceano davanti a loro e un’emozione unica: vedere le balene così da vicino da poterle quasi toccare. Canada, secondo giorno: Vancouver, le balene e l’orogogio a vapore
Canada, un inizio con il botto
Organizzare un viaggio è come scrivere un libro, una canzone o un’opera teatrale. Devi partire piano, creare l’attesa e arrivare al colpo di scena. Ma, a volte, quando programmi le tappe, alcuni incastri proprio non li riesci a fare. E allora tutto si stravolge e l’ordine cambia. Nel nostro viaggio in Canada siamo partiti con il botto. Primo giorno: siamo usciti in barca a caccia di balene, orche, foche e leoni marini.
Sveglia all’alba con nove ore di jet lag
Qual è il vostro record da jet lag? Il nostro è nove, e nove ore di fuso orario sono tante da smaltire. Ma stamattina ci siamo svegliati alle sei, abbiamo fatto una bellissima colazione a a base di muffin, ciambelle e caffè americano per strada (c’è stato il Gay Pride il 4 agosto e ci ha accolto una città color arcobaleno , anche le strisce pedonali erano colorate) e siamo andati sull’isolotto di Granville. Per arrivarci dalla città si prende un piccolo ferry, che parte ogni pochi minuti dalla sponda opposta del False Creek (una insenatura di acqua mare che separa l’isolotto dalla terra ferma).
Canada, secondo giorno: a Vancouver andiamo a caccia di balene
Per l’uscita in mare avevamo prenotato con Wild Whales Vancouver uno Zodiac (gommone veloce), ma a causa del tempo incerto l’uscita è stata annullata ed abbiamo dovuto prendere una barca coperta. All’inizio ci siamo rimasti malissimo, ma poi la gita è stata comoda e ricca di emozioni e non abbiamo rimpianto lo Zodiac.
Tre ore di navigazione, avvolti dal blu e dal silenzio dell’oceano, rincorsi dai gabbiani. Tre ore di noi, con lo sguardo attento e impaziente, a caccia di balene.
Bruce, il capitano, è il primo ad avvistarle. Sono due balene. La barca vira, ci avviciniamo, si apre il portellone e usciamo a prua. Si sente il rumore dell’acqua dallo sfiatatoio. Si sente il rumore forte e chiaro. Enrico nello spruzzo vede anche un arcobaleno. E poi le foche, i leoni marini… e anche i gabbiani, perché saranno animali comuni, ma vederli in mare aperto con le ali spiegate ti dà un piccolo brivido di libertà.
Enrico e Giulia scendono a terra stringendo forte al petto Eco (la balena di peluches) e Camilla (l’orca di peluche). Sono storditi dal vento e dal sale ed emozionati per aver visto le balene. Sono felici. E la felicità non ha età. Francesco ed io siamo felici per loro, ma anche per aver riempito i nostri occhi di mare e bellezza. Fa bene la bellezza.
Canada, Vancouver secondo giorno: Granville Island Public Market
Scesi dalla barca è ora di pranzo. E ci troviamo nel posto giusto. Sull’isolotto di Granville c’è un enorme, bellissimo, profumato e coloratissimo mercato. Frutta, verdura, carne, ma anche street food da tutto il mondo. I bimbi decidono di mangiare salsiccia tedesca, Francesco ed io sushi e rolls orientali. Mangiamo seduti su larghe panche che guardano sul porto, con il sottofondo musicale di un ragazzo che con la chitarra suona le canzoni dei Beatles.
L’isola viene utilizzata anche per l’arte di strada. Ad ogni angolo ci sono suonatori, pittori, mimi. Uno dei simboli dell’isola sono sei silos di cemento colorati, realizzati per il progetto della Biennale di Vancouver. Sono i Giants (sì, si chiamano come la squadra di hockey sul ghiaccio della città) di due artisti brasiliani, Gustavo e Otavio Pandolfo.
La passeggiata sull’isola porterebbe via un’intera giornata. Ci sono decine di capannoni tematici, uno solo con serigrafie e dipinti, uno di oggettistica, uno di prodotti canadesi. C’è anche il Kids Market, da cui abbiamo fatto fatica a portare via i bambini, sono due piani di giocattoli e di giochi.
Ma rimaniamo solo due giorni a Vancouver e vogliamo vedere il più possibile, quindi riprendiamo i mini-traghetti e arriviamo a David Lam Park.
Canada, secondo giorno Vancouver: Gastown
La prima tappa del pomeriggio è Gastown, con l’orologio a vapore (che non va veramente a vapore, ma è diventata una delle principali attrazioni turistiche), la statua di John Deighton, chiamato da tutti “Gassy Jack”, il titolare di un bar di origini inglesi cui si deve la fondazione del quartiere. Gastown è il quartiere dei bar e dei localini e della movida. Bellissimi anche i negozi di designe per la casa e per la moda.
Canada, secondo giorno Vancouver: Chinatown
Ultima tappa, Chinatown (A Vancouver c’è la terza comunità cinese più grande del Nord America), dove io e Francesco abbiamo fatto una cenetta romantica da Bao Bei (al 163 di Kefeer Street). Perché romantica? Perché i nostri piccoli viaggiatori, dopo 14 chilometri a piedi e l’emozione delle ballene sono crollati. Prima su una panchina e poi al ristorante. Piccoli eroi, felici. Stanotte sogneranno nuvole, onde e balene.
Green Vancocuver
Anche io sono stanca. E domani abbiamo un’altra sveglia all’alba. Perché in questo viaggio abbiamo sovvertito tutte le regole dell’attesa e faremo un’altra cosa mozzafiato.
Qual è la mia prima impressione su Vancouver? Wow! Sì, direi. Wow. Sono tutti molto gentili ed accoglienti, pronti a chiacchierare o aiutarti. Stasera uscivo dal taxi con Giulia in braccio e una signora mi ha raccolto la giacca, mentre il marito chiudeva la porta. Ma a parte la gentilezza, mi ha colpito la grandissima attenzione per l’ambiente.
Ovunque ci sono fontane pubbliche per riempire le borracce (a differenti altezze: adulto, bambino e cane), pompe per la ricarica di energia elettrica delle auto, taxi ibridi, auto per il Car sharing (Car2go Vancouver), Sono attentissimi alla raccolta differenziata e hanno eliminato quasi completamente piatti e bicchieri monouso di plastica. Una ragazza al ristorante ci ha spiegato che è il progetto “Green Vancouver”: la città vuole diventare la più “verde” al mondo entro il 2020. Una bellissima “volontà” direi.
Canada, secondo giorno Vancouver: il posto più bello
Oggi è stata una di quelle giornate perfette. In cui tutto è andato bene. In cui ci siamo emozionati, abbiamo riso, abbiamo dato un morso a un wurstel e a un roll di salmone insieme. Ma se devo scegliere il posto più bello scelgo il negozio di Angela. Si chiama “Button Button” (318 Homer Street) ed è come una piccola scatola colorata di bottoni che provengono da tutto il mondo, di ogni forma e colore. Noi abbiamo comprato quattro foglie d’acero, una bianca, una gialla oro, una rossa e una giallina, che cuciremo sui nostri zaini. Quattro foglie che ci ricorderanno un negozio senza tempo, magico. Oggigiorno chi ha più bisogno di bottoni? Chi vuole sognare, chi vuole fermare il tempo con ago e filo.