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Canada, ottavo giorno: faccia a faccia con gli orsi

Sulla rotta dell’Inside Passage in traghetto siamo arrivati a Bella Coola. Appena sbarcati ci hanno accolto un vento freddo, barche scrostate, colori gelidi. Abbiamo capito subito che avevamo oltrepassato un confine. Non esistono solo confini geografici o politici. Ci sono anche confini dell’anima. Canada, ottavo giorno: faccia a faccia con gli orsi.

L’arrivo a Bella Coola

Bella Coola è un agglomerato di case, con una pompa di benzina, un piccolo drugstore e un ristorante dove puoi mangiare cinese, hamburger e pasta. Il nostro campeggio è a 15 chilometri, ad Hagensborg.



Il campeggio nella terra degli orsi

Arriviamo al “Rip Rap Camping”, una piccola conca verde abbracciata dalle montagne, con un fiume sulla cui riva ci si può mettere in poltrona ed osservare i salmoni saltare fuori dall’acqua.

È zona di orsi, alla reception ci avvisano subito di stare sempre uniti e di non lasciare mai i bambini da soli (la nostra impressione, però, è che il rischio che un orso entri nel campeggio è davvero remoto).

Montiamo la tenda. I bambini sono molto eccitati per il campeggio e ci aiutano a montare la nostra Lhotse 4 Ferrino. Per fortuna si monta in un attimo. Mangiamo latte e biscotti, chiudiamo in macchina gli avanzi e andiamo a letto. Siamo tutti e quattro esausti. Ci addormentiamo abbracciati: “Mamma, papà, ma ci sono gli orsi?”. “Sì”. “Ma possono entrare nella tenda”. “No”. “Sicuri?”. “Sì, gli orsi non attaccano l’uomo se non si sentono minacciati e se non c’è del cibo che li attiri”. “Sicuro”. “Sì”. “Va bene, ci credo”. Ci addormentiamo tra paure e domande, con le orecchie tese a sentire i rumori nel bosco e il cuore che corre.

Canada, ottavo giorno: faccia a faccia con gli orsi

La mattina la dedichiamo al bucato. Come calcolato mentre facevamo i bagagli, siamo arrivati all’ottavo giorno. I bambini giocano sul prato. Alle due abbiamo appuntamento per la nostra escursione per vedere gli orsi.

canada orsi bambini

A Nord di bella Coola c’è un affluente del fiume principale che è il posto ideale per l’avvistamento. Una riva del fiume è quella degli uomini, con torri e piattaforme di avvistamento, l’altra è quella degli orsi che scendono lungo la riva a caccia di salmoni. Alcune torri sono private e a disposizione dei lodge, altre libere.

Con due bambini piccoli ci hanno permesso di fare solo il tour privato in gommone, più sicuro (in realtà, però, sospettiamo che il motivo del tour privato sia che i bambini non sempre hanno la pazienza necessaria all’avvistamento, e tenderebbero a dare fastidio alle altre persone) .

Canada, ottavo giorno: faccia a faccia con gli orsi: saliamo in gommone

Facciamo un lungo tratto in furgone. Ci addentriamo nella foresta. Ci fermiamo nel mezzo del nulla e saliamo su un gommone. La nostra guida si chiama Heiden. I bambini, con il loro salvagente allacciato, saliti sul gommone, pensano già a un’avventura tra le rapide del fiume. Heiden invece con i remi fa marcia indietro, si ferma in un’ansa del fiume e aspetta. Un minuto, due minuti… dieci minuti.

canada tour orsi

“Mamma, che facciamo?” i bambini dopo i primi attimi di eccitazione, diventano impazienti.

“Guardatevi intorno”.

“Mamma, mi sto annoiando”.

“Bambini, non è noia, è attesa”.

“Attesa di cosa?”

“Degli orsi”.

“Ma se stiamo fermi qui, loro arrivano?”.

“No, piccoli: non è uno zoo. Forse arrivano, forse no… bisogna guardarsi intorno, aspettare e avere fortuna.”

“Perché?”

“Perché uno zoo è il territorio degli uomini che mettono gli animali in bella mostra e li hanno sempre a disposizione. Questo invece è il territorio degli orsi e i tempi li decidono loro… se vogliono venire a salutarci bene, altrimenti niente”.

Heiden sblocca il gommone e partiamo.

Canada, ottavo giorno: faccia a faccia con gli orsi, lungo il fiume

Canada ottavo giorno faccia a faccia con gli orsi viaggiapiccoli

La corrente è forte, ma Heiden con i remi governa il gommone. Procediamo piano, spesso di lato, per fare attrito e rallentare. Ci fermiamo spesso e aspettiamo.

“Mamma, mi annoio”.

“Aspettate piccoli e guardatevi intorno”.

Aguzziamo lo sguardo, tendiamo le orecchie. Si sente solo il rumore dell’acqua. Ogni tanto si vede un salmone guizzare fuori dall’acqua. Heiden ci dice che non ce ne sono tanti in questo periodo. E se non ci sono salmoni, non ci sono orsi.

Tra pause e fughe in avanti seguendo la corrente, passa un’ora e mezza. I bambini silenziosi sono un po’ stanchi: “Mamma, si vedono solo alberi”.

Heiden a bassa voce ci parla degli orsi, di mamma orsa che si occupa dei piccoli fino ai tre anni. Il tempo si dilata. Ogni tanto piove per qualche minuto. Andiamo avanti.

Canada, ottavo giorno: faccia a faccia con mamma orsa

orso

E quando ormai i nostri occhi si sono abituati al verde, le orecchie al silenzio, il respiro al ritmo del fiume, eccola: mamma orsa con il suo cucciolo. Sbuca tra le fronde. Ci guarda. Non esita, punta i suoi piccoli occhi rotondi sul nostro gommone blu. È attirata dai colori dei nostri giubbotti rossi ? La fisso anche io. I bambini sono pietrificati di felicità. Rimaniamo tutti fermi, l’orsa e noi. È vicinissima, a circa 20 metri. Non di più. Non so quanto dura, non saprei dirlo.  Forse solo pochi secondi. Ma mamma orsa ed io ci fissiamo. Parliamo senza parole. La ringrazio di esserci venuta a salutare. Le dico che è bellissima, forte, superba e bellissima. Le parlo solo guardandola. Cerco di capire se mi risponde. Se anche lei mi vuole dire qualcosa. Ma non sono pronta per capirla, non ho gli strumenti.  Poi il cucciolo corre lungo la riva e la mamma lo segue. Continuiamo a guardarli mentre cercano da mangiare. Poi, come sono apparsi scompaiono nel bosco.

orso

Un tè con gli orsi

Siamo così eccitati che non diciamo nulla. Ognuno di noi tiene per se l’emozione appena vissuta. Non ci sono parole. Non le troviamo. Heiden sorride, sa di aver fatto bene il suo lavoro:  ci ha regalato un’emozione unica nella vita. È riuscito anche questa volta a creare un ponte tra la riva degli uomini e quella degli orsi.

Ci fermiamo in un’ansa e ci offre tè bollente e biscotti. Ci voleva qualcosa di caldo. Beviamo piano, bevono il te anche i bambini per riscaldarsi, poi continuiamo il giro per un’altra ora, ma non vediamo più orsi.

La sera andiamo a mangiare nell’unico ristorante di Bella Coola, con un menù assurdo: Francesco ordina noodles vietnamiti, i bambini ali di pollo fritte, io un hamburger vegetariano. Incontriamo Jade (la signora delle Bermuda conosciuta in traghetto) e suo marito e ci fermiamo a chiacchierare con loro. Poi subito a letto, domani mattina abbiamo la sveglia alle 4,30.

“Mamma, quanto era bello il cucciolo”, è l’ultima frase di Enrico. Stanotte nessun timore degli orsi, abbiamo imparato a guardarli negli occhi.

 

Diario di viaggio: 21 giorni in Canada on the road

Primo giorno si parte

Secondo giono Vancouver e la caccia alle balene

Terzo giorno: Vancover, visita a Capilano e a Stanley Park

Quanto giorno:  Vancouver Island

Quinto giorno: la corsa delle capre a Victoria

Sesto giorno: in viaggio verso Port Hardy

Settimo giorno: l’Inside Passage

 

 

 

 

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2 COMMENTI

  1. Mi hai commossa tanto da non riuscire a trattenere le lacrime!
    Hai portato, con il tuo racconto, anche me ad uno splendido incontro…quello tra madri! ❤️

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