Ottavo giorno di campeggio, ho i lividi su tutte e due le cosce. Dormo di lato e il terreno come materasso comincia a far sentire i suoi effetti. Ormai ogni notte Giulia si rifugia nel mio sacco a pelo e dormiamo abbracciate. Enrico è riuscito a trovare il posto libero solo una notte. Ma la notte a Jasper la temperatura non scende mai sotto i cinque gradi esterni e all’interno della tenda (abbiamo scelto una Lthose 4 della Ferrino) e con i sacchi a pelo dormiamo benissimo. Dopo le prime due notti, non pensiamo neanche più agli orsi che potrebbero venire a bussare alla nostra tenda (scherzo!). Oggi si va via, ma ha piovuto tutta la notte e chiudere la tenda bagnata non sarà facile. Lentamente il campeggio comincia ad animarsi. Noi sistemiamo i bimbi al caldo in auto, smontiamo la tenda e partiamo. Canada 20esimo giorno: ciao Jasper, città degli arcobaleni.
Colazione al “nostro cafè”
Il nostro campeggio, il Wabasso Camp, è davvero essenziale: non c’è un bar o qualcosa di simile, perciò ci vestiamo e andiamo a Jasper, nel “nostro” bar, “The other paw backery cafè”.
Giulia e Enrico hanno fatto amicizia con Sven ed anche io mi fermo a chiacchierare con lui. È un omone di mezza età con gli occhi azzurri e il sorriso sempre pronto. Indossa una camicia chiara a quadri, a mezze maniche (noi abbiamo in genere felpa e piumino, la mattina). Arriva alla caffetteria con un grande libro e beve solo caffè. Mi racconta che è nato in Germania, ma a quindici anni si è trasferito in Canada, a Jasper. È autista per i bus turistici. Ha trascorso gran parte della sua vita a Vancouver, ma ora che è in pensione è voluto tornare a Jasper: “Qui tutto è facile e calmo”, dice.
Ripenso al giorno in cui ho lasciato i bambini e Francesco in piscina e sono andata nella hall dell’hotel a scrivere, camminavo in grandi strade, con larghi marciapiedi, a destra e a sinistra casette di legno con il tetto spiovente e il giardino, una grande chiesa di legno bianco “Chiesa anglicana” e il silenzio. Niente auto, clacson, voci. La stessa conformazione di Jasper è semplice e lineare: i monti, la ferrovia, una strada principale, una parallela e poche traverse.
Come dice Sven: “A Jasper la vita gira con calma, non c’è nessuna fretta”.
Canada 20esimo giorno: ciao Jasper, città degli arcobaleni
Non credo che vivrei mai qui, immagino i meno venti gradi di inverno! Però mi è piaciuto sedermi sulla panchina a guardare i treni. Sono lunghissimi e lenti, puoi stare lì a guardare un solo treno che passa anche per 15 minuti: vagoni merci di dimensioni e forme diverse, che trasportano auto, grano, ferro… Per ogni vagone immagino la merce trasportata, ed è come una “ginnastica rilassante per i pensieri”, che si sbrogliano, si quietano, trovano finalmente un ordine. E poi dalla panchina sui binari e l’ultima sera sulla terrazza della pizzeria ho visto grandi, enormi, perfetti arcobaleni. Ricorderò Jasper, la selvaggia Jasper, come la città degli arcobaleni.
Canada 20esimo giorno: 745 chilometri fino a Whistler
La tenda è chiusa nel portabagagli ed anche gli zaini grandi. Abbiamo preparato uno zainetto con i cambi per domani, poi si torna a casa.
Non ho voglia di tornare, perciò non ci penso e mi godo il panorama fuori dal finestrino, lungo la strada. La strada non è famosa eppure è bellissima, con laghi e montagne, blu, verde, blu. Quanto verde, quanti alberi, quanto cielo. Noi non abbiamo un cielo così grande. Lo so che è una sciocchezza, ma senza palazzi a ostacolare l’orizzonte, puoi lasciare lo sguardo libero di vagare tra nuvole e vette, fronde di alberi e specchi d’acqua che, come un caleidoscopio, riflettono l’azzurro, scomponendolo in infinite tonalità di blu, turchese, verde.
Arrivo a Whistler
La strada è lunga, la giornata sembra non finire mai. Lasciamo l’Alberta e torniamo in British Columbia, recuperando un’ora di fuso orario. Abbiamo scelto di fermarci a Whistler perché è a 120 chilometri da Vancouver, domani sera abbiamo l’aereo. È una stazione sciistica, Francesco la chiama la “Disneyland dello sci”, perché tutto è stato pensato, costruito e realizzato in funzione del turismo.
Arriviamo di notte e vediamo poco. Speravamo di fermarci a dormire in un motel, ma qui siamo in una situazione stile “Cortina” e non ci sono motel, prendiamo una stanza in un grande albergo con l’albero di Natale illuminato in giardino e andiamo a cena.
Sono le dieci di sera e Whistler è deserta, sono aperti solo i pub, con i grandi tavoli con il fuoco acceso al centro. Per fortuna troviamo aperto un ristorante indiano e ci sediamo a tavola. La prima cosa che penso quando mi siedo a tavola è: “Posso bere!”.
Quando fai campeggio in zone con animali, non è che la notte puoi uscire dalla tenda e andare in bagno. Perciò io iniziavo a non bere più acqua dalle cinque del pomeriggio. Francesco, più coraggioso, si alzava e usciva, io facevo lo sciopero della sete, per paura degli animali e perché non avrei mai avuto il coraggio di uscire dal sacco a pelo per il freddo. Stasera invece siamo in albergo e abbiamo un bel bagno accanto alla stanza da letto. Ceno e bevo acqua: è iniziato il lento ritorno alla normalità.
Diario di viaggio: 21 giorni in Canada on the road
Secondo giono Vancouver e la caccia alle balene
Terzo giorno: Vancover, visita a Capilano e a Stanley Park
Quanto giorno: Vancouver Island
Quinto giorno: la corsa delle capre a Victoria
Sesto giorno: in viaggio verso Port Hardy
Settimo giorno: l’Inside Passage
Ottavo giorno : faccia a faccia con gli orsi
Nono giorno: mille chilometri di Hightway
Decimo giorno: Mountain Coaster a Revelstoke
Dodicesimo giorno. arrivo a Banff
Tredicesimo giorno. il Parco Nazionale di Banff
Quattordicesimo giorno: Lake Louise e Lake Moraine
Quindicesimo giorno: Relax a Lake Louise
Sedicesimo giorno: la Icefield Parkway fino a Jasper
Diciassettesimo giorno: Five Lakes e Pyramid Lake