Negli ultimi tempi la parola weekend, per me e la mia famiglia, coincide con la parola fuga. Dopo l’intera settimana in città per impegni lavorativi e scolastici, sabato mattina, dopo un caffè e un’occhiata al meteo abbiamo quindi deciso di allontanarci dallo smog cittadino e trascorrere il week end fuori porta: in Val di Susa, per una bellissima passeggiata, tra neve, arcobaleni, silenzio e arte a cielo aperto.
A un’ora da Torino ci sono boschi e montagne
I torinesi, da questo punto di vista, sono fortunati. In un’ora di macchina o treno possiamo raggiungere numerose località sciistiche, addentrarci in boschi e parchi naturali per camminate tra gli alberi o goderci tramonti in riva ai laghi.
Questa volta abbiamo scelto di preparare un pranzo al sacco e dirigerci verso le cascate di Novalesa.
Val Di Susa, direzione Novalesa
A 60 chilometri da Torino, in Val Cenischia, tra la Val Susa e il Colle del Moncenisio, si trova questo piccolo comune di poco o più di 500 abitanti.
Novalesa, incastonata tra le Alpi Graie, presenta un significativo dislivello tra i monti, posti a 3.400/3.500 metri sopra il livello del mare, e il centro abitato del paese che si trova a 828 metri sul livello del mare.
Il paesaggio è caratterizzato da versanti scoscesi che contribuiscono alla formazione di cascate piuttosto alte. Sei di queste cascate sono sempre visibili, mentre in periodo particolarmente piovosi si arriva ad ammirarne più di dieci.
Tra le cascate più conosciute e frequentate ci sono quelle formate dal Rio Claretto e dal Torrente Marderello, entrambi affluenti del Cenischia.
La più spettacolare è la cascata Coda di Cavallo che si trova nei pressi dell’Abbazia benedettina di Novalesa, fondata nel 706.
Pic-nic in Val di Susa
Proprio qui, complice un bel sole e l’aria frizzante ci siamo accomodati a fare il nostro pic-nic, incantati davanti all’arcobaleno che il gioco di luce e acqua faceva ingrandire e ridurre sotto ai nostri occhi (avete mai letto Elmer, l’elefante variopinto? Ecco si è trattato di un ottimo metodo per spronarlo a camminare).
Un luogo di estrema pace. Perfetto per la vita monastica dei benedettini che dal 1972, dopo i cistercensi e i trappisti che li avevano sostituiti, sono finalmente tornati ad abitarvi, a gestire il negozio per la vendita di prodotti realizzati dal monastero (prodotti cosmetici, prodotti curativi, prodotti dell’alveare, prodotti per la casa) oltre che la foresteria presso la quale si può soggiornare.
Oggi il complesso dell’Abbazia di Novalesa è visitabile su appuntamento e comprende l’edificio monastico, la chiesa abbaziale, il parco e le quattro cappelle medievali che si trovano al suo interno.
A pochi metri si trova anche l’azienda agricola Corbusier (famosa per gli ottimi formaggi) con annesso ristorante che in questo periodo è chiusa (con grande disappunto di mio figlio che voleva “vedere gli animali”) ma che torneremo in primavera a visitare.
- Indirizzo: Abbazia Novalesa
- Borgo S. Pietro – 10050 Novalesa (Torino)
- Per info 0122/653210
Galvanizzati dalla bella giornata e dal promettente meteo della domenica abbiamo deciso di fermarci a dormire in una casa trovata al volo su Booking ad un prezzo convenientissimo e che ci sentiamo assolutamente di consigliare.
Andrea e la sua famiglia gestiscono Il Pachirol a Gravere, a pochi km da Novalesa e da Susa e a quaranta minuti da Sauze d’Oulx, meta che abbiamo scelto per il giorno successivo.
Il parco naturale del Gran Bosco di Salbertrand
Molto altro ci sarebbe da dire sulla bassa Val di Susa (e prossimamente lo faremo) ma attirati dalla neve e dall’idea di una bella polenta, il mattino seguente ci siamo diretti verso il parco naturale del Gran Bosco di Salbertrand, nelle Alpi Cozie settentrionali.
Quest’area naturale protetta del Piemonte che si estende sulla destra della Val di Susa, con i suoi 3.775 ettari di superficie ospita oltre 600 varietà di specie vegetali, 21 specie di mammiferi tra le quali dominano cervi, caprioli, camosci e marmotte, oltre a 70 specie di uccelli nidificanti. Un vero paradiso per gli amanti della Natura e per chi è in cerca di sentieri più o meno difficili da percorrere.
Noi abbiamo scelto una passeggiata molto semplice perché, Arturo, mio figlio, treenne cittadino, non è un gran camminatore e non eravamo attrezzati né con lo zaino né con il bob.
In tre quarti d’ora leggermente in salita, immersi nel bosco innevato abbiamo raggiunto il rifugio Grange Tachier , circondato dal piccolo borgo omonimo semi abbandonato.
Il punto di partenza è obbligato, inserendo il nome del rifugio nel navigatore si viene condotti fino all’inizio della sterrata dove inizia il sentiero e dove si deve lasciare l’auto.
Art in the forest
La vera sorpresa, oltre alla bellezza del paesaggio è stata trovare lungo tutto il percorso un vero e proprio “museo all’aria aperta“. Quasi sconosciuto, infatti, è il progetto Art in the forest, voluto e curato dallo scultore locale di fama internazionale Maurizio Perron.
Raggiunto telefonicamente ci ha spiegato che dal 2004 al 2009 (5 edizioni) artisti provenienti da vari paesi, sono stati invitati a scolpire nel legno una sessantina di sculture che successivamente sono state distribuite nei boschi, nei parchi del centro paese e nei senteri di Sauze.
“L’idea di base era quella di lavorare con alberi presenti sul territorio che ormai vecchi dovevano essere abbattuti. Li abbiamo tagliati mantenendo parte del tronco che poi gli artisti hanno scolpito seguendo temi diversi in ogni edizione. Abbiamo così dato una seconda possibilità di vita a questi alberi”
Noi abbiamo incontrato falchi, orsi, totem. Davvero suggestivo.
Purtroppo l’amministrazione comunale non ha finanziato altre edizioni ma Perron non demorde e porta la sua land art in un comune vicino, Novache, nel quale a luglio si terrà il festival Terres Sauvage, un festival che combina arte, natura, cultura e società, che dovrebbe portare molta innovazione e spargere la voce su questa splendida valle e il territorio al di la delle Alte Alpi.
Il programma è in costruzione ma potete tenere d’occhio il sito.
Alla fine del percorso, al calduccio della stufa, ecco attenderci un tagliere di salumi e formaggi locali, la meritata polenta, gli gnocchi di patate viola e una superba zuppa di cipolle.
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Torino con i bambini è a cura di Elena Marcon