Questa domenica abbiamo fatto una passeggiata all’ecomuseo a cielo aperto alle porte di Torino: il Villaggio Leumann.
Il villaggio Leumann è un quartiere operaio del comune di Collegno, alle porte di Torino, costruito alla fine dell’Ottocento per volere di Napoleone Leumann, importante imprenditore tessile di origine svizzera.
La storia del Villaggio Leumann a Torino
Il Villaggio insieme al Cotonificio fu edificato tra il 1876 e il 1912 per dare lavoro, sistemazione e servizi gratuiti alle maestranze qui impiegate che arrivano ad essere, quando la fabbrica è a pieno regime, quasi 1500 (800 residenti).
Il complesso costruttivo, a pianta triangolare, è formato dal Cotonificio e da due comprensori laterali, per una superficie complessiva di 72.000 mq. Entrambi i comprensori sono attraversati da una via principale, che si stacca dallo stradale di Rivoli, penetra all’interno di ciascun area di costruzione e si conclude in una graziosa piazzetta
. A far da cornice agli slarghi sono rispettivamente due edifici fulcro: il Convitto nel comprensorio est e la Chiesa di Sant’Elisabetta nel comprensorio ovest, edifici questi costruiti per essere punti di aggregazione a uso collettivo. Il progetto architettonico fu affidato in parte all’ing. Pietro Fenoglio, artefice delle più significative opere in stile liberty a Torino. Il luogo, a nord della città sabauda, fu scelto dalla famiglia svizzera per la presenza di corsi d’acqua (che grazie a un sistema di cinghie alimentavano i telai), per la vicina ferrovia e per il costo relativamente basso dei terreni rispetto a quelli di Torino.
L’idea alla base del Villaggio Leumann
Il Villaggio venne concepito per essere del tutto autonomo. Le villette per gli operai e gli impiegati sono costruite in mattoni con due piani fuori terra e orto-giardino, e tali sono rimaste fino ad oggi. Passando su Corso Francia si ha una sensazione quasi distopica, sembra di essere stati catapultati in un’altra dimensione, quella di un paesino svizzero o nordeuropeo di più di cent’anni fa. Anziché i grandi edifici “a caserma”, come prevedeva l’edilizia popolare del tempo, Napoleone Leumann predilesse le villette indipendenti singole o plurifamiliari. Insieme a Crespi di Capriate d’Adda presso Bergamo e a Rossi di Schio presso Vicenza, il villaggio Leumann è uno dei più importanti esempi di villaggio operaio e un notevole documento di archeologia industriale avendo mantenuto pressoché integralmente la sua struttura originaria.
La nostra passeggiata con i bambini al Villaggio Leumann
Incontriamo all’ingresso alcuni inquilini che ci accompagnano in un excursus storico, condito di tanti ricordi. Ci colpisce l’orgoglio con cui parlano del loro quartiere e il rammarico nel dire che oggi, pian piano, a causa del ricambio generazionale e delle nuove assegnazioni si sta perdendo quello spirito di comunità che ha sempre lo ha sempre contraddistinto.
Un tempo accanto alle abitazioni erano state costruite una serie di strutture assistenziali gratuite supportate da iniziative assistenziali (cassa malattia, cassa nuziale, cassa pensioni, liquidazione) che facilitavano la vita e il lavoro alla Borgata. Nel comprensorio est trovano spazio il Convitto per le Operaie, il Refettorio, l’edificio dei Bagni Pubblici, il Teatro e l’Albergo Il Persico.
Nel comprensorio ovest, l’Ufficio Postale, la Scuola Materna, quella Elementare, la Palestra, la Chiesa, il Circolo per gli Impiegati e uno Spaccio Alimentare.
L’Ambulatorio medico era in prossimità dell’entrata all’opificio, mentre la stazionetta (un trenino arrivava fino al villaggio) trova ancora oggi collocazione di fronte all’ingresso.
Il Cotonificio ha continuato la propria attività produttiva fino al 1972 quando chiuse in parte i battenti a seguito della grave crisi del settore tessile e definitivamente nel 2007. Il Comune di Collegno, con l’intento di salvaguardare e valorizzare un patrimonio culturale, riuscì ad acquistare praticamente tutte le case del Villaggio e a trasformarle in edilizia residenziale pubblica.
Un salto indietro nel tempo passeggiando per Torino
Entrare nel villaggio Leumann è come fare un salto indietro nel tempo in un posto davvero incantato costruito a misura d’uomo, un posto magico dove si respira un’idea diversa di impresa e di relazioni tra gli uomini, operai ed imprenditori. Si tratta di un concentrato di storia, arte, cultura e vita quotidiana. Un tempo qui i bambini che correvano lungo i vialetti e nelle piazzette crescevano protetti da pericoli, in un ambiente accogliente e solidale.
Il motto di Napoleone Leumann era “Se vuoi un buon operaio, istruiscilo” e intorno ad esso costruì l’intero impianto del villaggio, fornendo ai genitori strutture sicure e totalmente gratuite in cui lasciare i propri figli, creò un ambiente ideale per favorire il lavoro operaio. Un’idea di collaborazione tra direzione e manovalanza davvero innovativa e antesignana di alcune realtà attuali.
Oggi è rimasta attiva la scuola elementare, mentre le altre attività ricreative sono purtroppo chiuse. Vi è però un gruppo di persone che fa fondato l’Associazione Amici della Scuola Leumann, un ente no-profit nato per salvaguardare e valorizzare il territorio. Grazie a loro numerose sono le iniziative culturali, sociali e ricreative proposte al quartiere e non solo, vi consigliamo di tenere d’occhio il loro sito e la pagina fb per rimanere aggiornati sulla ripresa delle stesse.
Dove si trova
- Corso Francia, 345 Collegno (TO)
Visite Guidate:
È possibile prenotare una visita guidata al Villaggio Leumann fatta dall’Associazione Amici della Scuola Leumann. La visita è gratuita, ma è gradito un piccolo contributo per aiutare l’associazione a mantenere viva la storia e lo spirito di questo villaggio.
Tel. 347 3596056
E-mail info@villaggioleumann.it
Oppure contattare l’Associazione Inquilini qui
È inoltre possibile visitare autonomamente gli esterni del Villaggio Leumann poiché vicino a tutti gli edifici più significativi sono state posizionate delle targhe che ne raccontano la storia e ne descrivono la loro funzione originaria.
Se vi ha appassionato la storia di questo villaggio e dei suoi abitanti vi consiglio la visione del documentario qui sopra dove sono i bambini, divenuti poi operai a parlare e a raccontare l’isola felice in cui sono cresciuti e hanno vissuto: dal corredo regalato a ogni nascituro, al nido dove venivano accuditi con una tata ogni due bambini, le tante attività sportive (il tiro con l’arco, il basket femminile negli anni Trenta!, il coro, la scuola di fisarmonica), il teatro e i centri estivi. Un mondo purtroppo perduto, rimasto indelebile nel cuore di chi lo ha sperimentato.
Un’altra idea per una passeggiata è quella a caccia dei murales di Torino