Una passeggiata nel bosco, tra noccioli, castagni e cespugli di more nel Roero a meno di un’ora da Torino: abbiamo percorso il sentiero che porta alla Castagna Granda, un imponente albero che da 400 anni ha messo le radici a Monteu e ha resistito impassibile a intemperie e eventi storici.
Monteu-Roero, Castagna Granda
Di Monteu Roero vi avevamo già parlato l’anno scorso quando avevamo visitato il castello , dalla piazza centrale di questa piccola cittadina si gode di una vista spettacolare sulle rocche, formazioni sabbiose di marne ocra che testimoniano l’antica presenza del mare, e dal bar/ristorante siamo partiti dopo aver ritirato degli enormi panini piemontesissimamente farciti (vitello tonnato, peperoni e acciughe al verde, toma e salame cotto) alla volta della leggendaria Castagna Granda.
Il sentiero Sentiero Castagna Granda: il 401
Il Sentiero della Castagna Granda ha inizio proprio dopo il bar, nel centro di Monteu Roero. Si segue la via principale (Via Umberto I) in direzione di Torino, e non appena usciti dal paese si svolta a destra seguendo l’indicazione per San Grato, su un tratto in comune con il sentiero S1, il Grande Sentiero delle Rocche del Roero.
Il percorso, circolare, è il n. 401 ed è ben segnalato, si tratta di 7,5 km di itinerario, con pochissimo dislivello e pertanto adatto a tutti.
In circa due ore di cammino si attraversano tratti di bosco ombreggiati alternati a radure più assolate, vecchi casolari abbandonati e campi coltivati a zucche, non mancano gli alberi di mele e cespugli di frutti di bosco, insomma una vera e propria aula didattica a cielo aperto.
A inizio autunno, le nocciole, prodotto tipico e rinomato della zona, sono appena state raccolte ma, uno sguardo attento, ve ne farà scorgere molte nascoste sotto le foglie che già iniziano a cadere, preannunciando l’autunno.
Anche i ricci delle castagne, ancora per la maggior parte verdi e ben ancorati sugli alberi, iniziano a trovarsi a terra quindi vi consigliamo di percorrere il sentiero con scarpe chiuse con una buona suola (se decidete di fare picnic, portate una coperta un po’spessa).
Per i bambini, è impossibile annoiarsi, il bosco può trasformarsi in un luogo magico, alla ricerca degli animali lo popolano e in un’occasione per assaggiare i golosi frutti che regala spontaneamente. Enorme sarà il loro stupore, ma anche quello degli adulti, quando finalmente si giungerà alla Castagna Granda, monumento vegetale tra i più antichi d’Europa.
Situato in una radura in mezzo ad altri fratelli centenari, questo albero si staglia in tutta la sua bellezza e solidità, immobile e pacifico, nei suoi 12 metri d’altezza e 10 di circonferenza (come 10 sono le persone adulte che occorrono per abbracciarla tutta) !
Il castagno è stato ed è un albero importantissimo per il Roero, portato in epoca romana dal Medio Oriente, è divenuto una pianta autoctona, fonte di approvvigionamento per la popolazione tanto che venne soprannominato “l’albero del pane”, in un’epoca in cui pomodori, peperoni, granturco e patate non erano ancora stati importati da l Nuovo Mondo.
Il castagno roerino
Il castagno roerino ha la peculiarità di crescere a 300 metro s.l.m., quindi più in basso dei castagneti comuni, e, la sua importanza nella storia di questo territorio è stata centrale. Un tempo, la sua raccolta cominciava intorno ai primi di settembre, e avveniva…a piedi nudi!! Gli uomini e le donne dell’epoca erano in grado di aprire i ricci solo con i talloni, ciò comportava un inspessimento della pelle dei piedi tale per cui d’inverno erano in grado di camminare per km senza scarpe sotto la neve.
La raccolta terminava a fine settembre con enormi mucchi di frutti ammonticchiati nelle aie alla cui apertura partecipavano tutti i famigliari e i vicini di casa, una volta raccolti i quali si preparavano grossi sacchi da andare a vendere al mercato. Con il legno di castagno si facevano travi, ceste, traini dei cavalli e dalla linfa si traeva il tannino utilizzato poi nella concia delle pelli, i ricci venivano invece sotterrati nelle vigne per concimare o come combustibile per le stufe, le foglie, una volta rastrellate, divenivano comodi pagliericci.
Insomma del castagno, non si buttava davvero via nulla. Oggi in questo castagneto, alla fine di una passeggiata che riempie gli occhi di bellezza e il naso di profumi, troviamo le testimonianze viventi della storia che vi ho testè raccontato: la Castagna Granda è il simbolo della sopravvivenza di questo territorio e di chi lo ha abitato anche nei momenti più difficili. Come tale merita una sosta ammirata e rispetto: potete sostare sotto ai suoi rami, ammirarne l’imponenza, abbracciarla se vi fa piacere ma non saliteci sopra, le suole delle scarpe e il peso possono rovinare in maniera irreversibile la corteccia.
Info: sul sito dell’Ecomuseo delle Rocche potete trovare la mappa e contattarli per ulteriori informazioni
Referenti
Valentina Giorio | Olga Scarsi
Indirizzo
Piazzetta della vecchia segheria, 2/b
12046 – Montà – CN
Tel +39 0173 97 61 81 | Fax +39 0173 97 48 54
E-mail info@ecomuseodellerocche.it
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