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Fondazione Accorsi Ometto, il Museo di Arti Decorative di Torino con i bambini

Avete presente il detto “muoversi come un elefante in un negozio di cristalli”? Ecco, questo era il nostro timore prima di varcare la soglia della Fondazione Accorsi Ometto Museo di Arti Decorative di Torino con un gruppo di cinquenni e partecipare ad una delle visite con attività per famiglie organizzate nel fine settimana.

Oggetti in  cristallo, mobili antichi, quadri, tessuti damascati, il pericolo di fare danni e al tempo stesso di annoiare un uditorio così giovane era dietro l’angolo ma la realtà supera sempre la fantasia e devo ammettere, in accordo con gli altri genitori, che la visita guidata  è stata un successo per tutti: noi adulti siamo rimasti letteralmente a bocca aperta davanti alle meraviglie della collezione privata di Pietro Accorsi, antiquario amatissimo da molte personalità illustri del secolo scorso, mentre i bambini sono stati coinvolti da Giusi, responsabile della Didattica della Fondazione, in una caccia al tesoro (è proprio il caso di dirlo) che li ha incollati alle sue labbra per più di un’ora.



Il Museo di Arti Decorative della Fondazione Accorsi Ometto

Aperto nel 1999 da Giulio Ometto, il Museo Accorsi – Ometto ha dato vita al grande sogno di Pietro Accorsi con un allestimento che presenta 23 sale e oltre tremila opere d’arte fra quadri, ceramiche, mobili, arredi, cristalli e arazzi.

Accorsi lasciò, alla sua scomparsa, il compito di predisporre un museo che potesse ospitare le sue collezioni d’arte; lo volle come un atto d’amore  per la sua città. Oggi è una casa museo arredata secondo il suo ed il mio gusto”, scriveva Ometto anni fa. Accorsi morì nel 1982 e Ometto, il suo delfino, si prese l’incarico di realizzare questo sogno, inaugurando 17 anni dopo questi spazi che riproducono fedelmente la casa della collina torinese (Villa Paola) dove l’antiquario incontrava i clienti e dava feste per gli amici e mettendo in mostra la sua notevole collezione di oggetti raccolti in 70 anni di attività.

Alla morte di Ometto, avvenuta nel  2019, per sua volontà la sua collezione d’arte personale è anch’essa confluita in quella del Museo. Oggi quell’eredità viene trasmessa dallo staff del Museo, che si occupa personalmente di condurre delle visite guidate alla scoperta dei suoi fondatori e delle peculiarità della collezione. In particolare, i Servizi Educativi, condotti da  Laura Ferretti e Giuseppina Giamportone, offrono percorsi visita per le scuole e le famiglie davvero interessanti e coinvolgenti.

Ma chi era Pietro Accorsi?

Nato a Torino il 25 ottobre 1891, Accorsi era figlio di un cuoco e di una sarta e viveva con le sorelle e i genitori in una piccola casa molto modesta nel centro di Torino. I genitori lavoravano molto e non avevano tempo per giocare né soldi per acquistare fumetti e illustrazioni. Ma Pietro sviluppa sin da piccolissimo quelle straordinarie doti di intuito artistico che lo resero in seguito famoso e stimato in Italia e all’estero. La sua storia di antiquario inizia infatti all’età di diciotto anni quando, grazie a un prestito, comincia la sua febbrile ricerca di oggetti di prestigio (vendette dei libri di scuola e persino la propria cintura per comprare il primo quadro da un rigattiere, quadro che tenne sempre con sé come portafortuna). A vent’anni, già famoso e apprezzato, cominciò a comprare pezzo dopo pezzo il palazzo della sua gioventù per farne il fulcro della sua attività.

In sette decadi di lavoro, Accorsi ha recuperato opere d’arte smembrate e disperse ed è stato fidato consulente di collezionisti, mercanti, istituzioni d’ogni nazionalità, divenendo ricercatissimo da illustri personaggi del suo tempo.

La Fondazione Accorsi Ometto nasce proprio in quella casa dove Pietro visse a lungo con la sua famiglia, e successivamente solo, in segno di riscatto e al tempo stesso di profondo affetto: ci troviamo in via Po 55, quasi affacciati su Piazza Vittorio Veneto, la più grande d’Europa, a un passo dal fiume Po e ai piedi della collina torinese.

 

Il percorso museale della Fondazione Accorsi Ometto

Il portone in legno massiccio con intarsi dorati si apre su un ampio cortile dove si trova la biglietteria e dove veniamo riuniti per cominciare la visita. Giusi attira subito l’attenzione dei bambini e come il pifferaio magico li invita a seguirla al primo piano dove, dopo averli dotati di etichetta con il nome e aver spiegato le poche e chiare regole da rispettare durante una visita museale, la magia comincia.

Siamo immersi in una serie di sale a vetrine che contengono soprammobili e oggetti in cristallo di ogni foggia e forma, ai bambini viene chiesto di cercarne alcuni e viene spiegato loro il significato del loro utilizzo, nelle sale successive è tutto un susseguirsi di meraviglie: dalle porcellane al rame delle 380 pentole della cucina, dalla madreperla degli intarsi al guscio di tartaruga utilizzato per la costruzione di un vassoio capace di “incendiarsi” se opportunamente illuminato. Bambini e adulti sono a bocca aperta di fronte a queste eccellenze artigianali, catapultati indietro di secoli ci aggiriamo quasi storditi tra tanta bellezza e siamo anche così fortunati da incontrare alcuni nobili in costume pronti per una rappresentazione teatrale con cui ci fermiamo a scattare alcune fotografie.

Il Museo è stato allestito seguendo scelte e criteri, che rispecchiano il gusto di chi lo ha immaginato. Fra le eccellenze del museo, straordinaria è la collezione di mobili di Pietro Piffetti, il più grande ebanista del XVIII secolo, che comprende anche quello che viene universalmente considerato il “mobile più bello del mondo“.

Da qui in avanti è tutto un susseguirsi di salotti con cineserie, mobili Luigi XVI e Luigi XV,  camere da letto veneziane, tappezzerie con uccelli e fiori che fanno sembrare la stanza un incantevole giardino d’inverno. Alcune curiosità attirano l’attenzione dei più piccoli: un gabinetto nascosto in un comodino da letto e un gabbia con degli uccellini cantanti, frutto di un ingegnoso meccanismo.

Termina con una gustosa merenda offerta dalla Centrale del latte di Torino la nostra visita al museo Accorsi-Ometto, poi tutti insieme ci dirigiamo qualche via più in là dove ci ospitano le sale dell’Accademia Albertina di Belle Arti e dove dotati di colla, forbici e un piatto di carta realizziamo un piatto seguendo il gusto accorsiano che abbiamo appreso durante la visita.

Questo pomeriggio trascorso in compagnia di Giusi portava il titolo “Cuochi di corte” ma diverse sono le visite pensate appositamente per far conoscere ai visitatori più piccoli e agli adulti gli aspetti più curiosi e interessanti del Museo e degli usi del passato, che vengono proposte dalla Fondazione Accorsi-Ometto una domenica al mese, alle ore 15.30. In occasione delle mostre temporanee, sempre originali e curatissime, sono poi dedicati specifici percorsi didattici volti alla scoperta delle opere esposte.

 

La fondazione Accorsi-Ometto è una vera chicca torinese ancora troppo poco conosciuta. Noi ne siamo rimasti incantati: se volete passare un pomeriggio di bellezza pura non perdetevelo.

  • Dove: Via Po, 55, 10124 Torino TO
  • Info e prenotazioni: 011 837688
  • info@fondazioneaccorsi-ometto.it
  • Sito

 

 

Elena Marcon
Elena Marcon
Elena Marcon, amante del buon cibo e del buon vino. Mamma di Arturo e organizzatrice seriale di gite in Piemonte e viaggi in tutto il mondo
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