Il Carnevale in Italia è una festa amata non solo dai bambini, ma anche dai grandi che per un giorno possono cambiare identità, mascherarsi da chi vogliono e vestire i panni di qualcun’altro, che sia un personaggio storico, fantastico, televisivo o caricaturale.
Secondo la tradizione cattolica, il Carnevale è il periodo che precede l’inizio della Quaresima che inizia il mercoledì delle ceneri. Secondo il rito romano, il Carnevale termina con il Martedì Grasso, mentre secondo il rito ambrosiano (osservato nella diocesi di Milano) la giornata culminante dei festeggiamenti è Sabato Grasso (4 giorni dopo il Martedì Grasso del rito romano). Nella sfera laica è un periodo di festeggiamenti, gioia, divertimento, allegria e spensieratezza caratterizzato da sfilate in maschera, feste in costume, carri allegorici, coriandoli ed eventi a tema.
Le origini del Carnevale si perdono nella notte dei tempi, molti secoli prima del ‘700 e dei quadri di Canaletto e Francesco Guardi che raffigurano il famoso Carnevale di Venezia. Già nel ‘400 ci sono diverse testimonianze di festeggiamenti di Carnevale in varie città italiane. Ma qual è l’origine di questa festa e quali sono le tradizioni delle varie regioni italiane? Scopriamolo insieme, con un viaggio nelle tradiziono del Carnevale in Italia
Storia del Carnevale in Italia
Il termine Carnevale deriva dal latino carnem levare ossia “privarsi della carne” e fa riferimento al banchetto culminante del Martedì Grasso che sancisce la fine del Carnevale e l’inizio della Quaresima, un periodo di digiuno e penitenza per i credenti in attesa della Pasqua. Da sempre il Carnevale rappresenta un periodo di sovvertimento dell’ordine e di capovolgimento delle gerarchie (il servo diventa padrone e il nobile un plebeo). Secondo un’antica tradizione è lecito essere folli una volta l’anno (semel in anno licet insanire).
In effetti già all’epoca degli antichi Greci e Romani c’era festeggiamenti che ricordano il nostro Carnevale (i Saturnali). Erano occasioni di allegria, spensieratezza, banchetti, danze, ma anche sovvertimento dell’ordine e degli obblighi sociali. Nel Medioevo sempre nel periodo di febbraio continuano a sopravvivere queste usanze, assumendo però il nome di Festa dei Pazzi e Festa dell’Asino. È però il Rinascimento che sancisce il vero trionfo del Carnevale quando persone di ogni estrazione sociale in massa partecipavano a feste in costume e festeggiano allegramente in piazza. Famose erano i “trionfi” organizzati da Lorenzo de’Medici che consistevano in sfilate di carri allegorici nel periodo di Carnevale.
Nel 1600, grazie alla Commedia dell’Arte, il Carnevale conosce nuova linfa vitale: i personaggi in scena indossavano maschere raffiguranti tipi umani: Arlecchino- servitore, Colombina- serva, Pantalone- padrone e Balanzone- sapiente. Da quel momento storico nascono le maschere italiane che ancora oggi tutti conosciamo. Sapevate che ogni maschera è collegata a una diversa città italiana? Quando si parla di maschere di Carnevale, l’Italia non ha eguali. Le maschere nascono con l’intento non solo di fingersi un’altra persona per un solo giorno l’anno, ma anche con lo scopo di scacciare gli spiriti maligni dell’inverno e prepararsi alla rinascita della primavera.
Le maschere italiane di Carnevale sono davvero tantissime, ma quali sono le maschere regionali più famose da conoscere? Scopriamo insieme ogni regione come vive il “periodo più pazzo dell’anno” e quali tradizioni conserva.
Tradizioni del Carnevale in Italia regione per regione
Ora iniziamo insieme un viaggio nelle tradizioni italiane del carnevale, tra dolci, piatti tipici, carri allegorici, maschere e sfilate.
Carnevale in Toscana
Stenterello è la maschera originaria toscana e più precisamente di Firenze e rappresenta il tipico chiaccherone, un giovane di bassa estrazione sociale impulsivo, pauroso, ma molto ingegnoso e dotato di una pungente ironia che gli consente, nonostante le difficoltà della vita, di strappare sempre un sorriso. Il Carnevale toscano è uno dei più antichi d’Italia (quello di Arezzo risale al 1539 e quello di Castiglion Fibocchi al 1100).
I toscani celebrano il Carnevale mascherandosi, partecipando alle feste in piazza, ma anche con dolci tipici come la Schiacciata fiorentina, fatta con lo strutto di lardo e crema pasticcera o panna e il Berlingozzo, a forma di ciambella e all’aroma di anice. Ogni zona della Toscana ha la propria versione dei cenci (o chiacchere) fritte o al forno, con zucchero a velo o a granelli.
Carnevale in Lombardia
Meneghino è la maschera tipica milanese e rappresenta il ribelle milanese patriota che combatte contro la dominazione asburgica, un tipo allegro ed estroverso. Il nome è il diminutivo del nome Domenico (in milanese Domenegh o Menegh). Brighella, invece, è la maschera originaria di Bergamo e rappresenta il compare di Arlecchino. Il suo nome si riferisce al suo carattere dispettoso e insolente (non a caso è un vero attaccabrighe). Sempre a Bergamo si deve la più famosa maschera di sempre, Arlecchino, che rappresenta il servo sciocco e combinaguai.
Come dolci tipici, nella bella Lombardia, i tortelli milanesi sono i più famosi. Si tratta di palline fritte farcite con crema pasticcera o chantilly o cioccolato, ma ci sono anche le farse, frittelle tipiche di Pavia, chiamate “gale” a Bergamo. A Lodi è usanza preparare la tortionata, una torta a base di frutta secca. Una prelibatezza imperdibile sono i risulèn mantovani, biscottini a base di fioretto, una speciale farina gialla. Usanza comune in tante città lombarde è quella di bruciare un fantoccio come buon auspicio per la nuova stagione.
Carnevale nel Lazio
Rugantino è la maschera originaria di Roma e rappresenta il tipico romano giovane arrogante e strafottente, ma dal cuore buono e dall’animo generoso. Di grande particolarità è il Carnevalone, una festa laica che si caratterizza per la prosecuzione dei festeggiamenti dopo il Mercoledì delle Ceneri e risale all ‘800. A quell’epoca il Carnevalone rappresentava la reazione del popolo anti-clericale al clima austero che si respirava dopo l’inizio della Quaresima. I dolci tipici laziali per questo periodo sono le frappe e le castagnole.
Carnevale in Emilia Romagna
Balanzone è la maschera originaria di Bologna e rappresenta il sapiente, serio e presuntuoso, insopportabile che si perde in lunghi discorsi. I dolci tipici emiliani, invece, sono le castagnole, le sfrappole (chiamate intrigoni a Reggio Emilia, fiocchetti in Romagna e frappe nelle altre località), le raviole fritte (o tortelloni) ossia dei tortelli dolci ripieni di cioccolata, crema o mostarda, e le frittelle di riso (realizzate con il riso cotto nel latte e con aggiunta di grappa o Marsala).
Carnevale in Piemonte
Gianduja è la maschera originaria di Torino, incarna il tipico piemontese galantuomo coraggioso. Il dolce tipico di Carnevale sono le bugie (chiamate chiacchere in altre regioni italiane) con marmellata o cioccolata. Ma anche le colorate caramelle Gianduia, leggi il nostro articolo prchè abbiamo visitato un’antica confetteria.
Carnevale in Trentino Alto Adige
Anche in questa regione le maschere sono molto particolari. Il Matazin, originaria di Comelico Superiore, rappresenta il matto, un personaggio che è solito lanciare uova, ossia un burlone che ama divertirsi e fare scherzi. Non indossa nessuna maschera, ma un costume molto colorato. In passato usava una maschera rosa di legno.
La Gnaga, originaria di Val di Zoldo, rappresenta invece una donna vecchia con la gobba e pesanti zoccoli di legno che porta sulle spalle un giovane (è un’allegoria del vecchio che lascia il posto al nuovo).
La Zinghenesta è la più bella del paese e durante i festeggiamenti balla insieme ai suoi corteggiatori. Gli prato dello Stelvio, infine, sono maschere spaventose di bianco vestite e con pesanti campanacci ai fianchi che, secondo la tradizione, allontanano gli spiriti maligni e favoriscono il raccolto.
Carnevale inValle D’Aosta
Le maschere tipiche sono le landzette, uomini vestiti con uniformi che ricordano quelle napoleoniche (queste maschere ricordano un evento avvenuto nel 1400 quando ci fu il passaggio di 40000 soldati in quelle terre). Ogni costume di questi personaggi è molto prezioso e confezionato a mano con ben 30000 perline e paillettes. Sul volto queste figure hanno una maschera (un tempo lignea) e in mano una coda di cavallo.
Carnevale in Liguria
Le più famose maschere liguri sono sicuramente: “o Marcheise”, “o Paisan”, “o Villan”, “A Marcheisa”, “Capitan Spaventa” e “O Scio Reginn-a”. Capitan Spaventa risale al ‘500 e rappresenta un soldato sognatore, intelligente e raffinato. La maschera di “O Scio Reginn-a” rappresenta il Signor Regina, un uomo realmente vissuto nel ‘700, che era famoso per i suoi scherzi e si procurava da vivere esibendosi nelle osterie come buffone. Baciccia, invece, risale a fine ‘800 e rappresenta un povero lamentoso, ma buono. C’è anche Mego, il medico che gira sempre vestito di nero e con un clistere da fare ai suoi pazienti.
Carnevale in Friuli Venezia Giulia
Una tradizione tipica è “El manso infiocao” ossia il manzo infiocchettato. Ogni anno, il giorno di Giovedì Grasso, un manzo (oggi finto) gira per le vie cittadine. Questa usanza risale al 1162, anno in cui il Patriarca di Aquileia invase Grado che chiede l’aiuto del doge di Venezia che sconfisse l’invasore e l’obbligo ogni anno in eterno, in cambio di aver salva la vita, di donare ogni giovedì santo dell’anno 12 maiali e 1 toro. Un’altra usanza tipica è la Notte delle Lanterne, che si tiene il sabato della settimana di Carnevale, e vede protagonisti Re Carnevale (Kheirar) con un maschera lignea e una scopa in mano, insieme alle maschere belle e alle maschere brutte che danzano per le vie del paese al suono delle fisarmoniche. Le maschere tipiche sono gli Jutalan, con abiti tipici locali gonna e camicia bianca, e i Maschkar spaventosi esseri con zoccoli e ricoperti di fuliggine che portano sulla schiena salsicce e alla vita una cintura di orecchie di maiale.
Carnevale in Veneto
Pantalone è una maschera tipica veneziana risalente alla metà del ‘500, rappresentante il mercante, scaltro e avaro, vecchio e lussurioso e Colombina invece rappresenta la servetta maliziosa, furba, fidanzata di Arlecchino ed oggetto di attenzioni del suo padrone Pantalone. Molto particolare è la Bauta, un costume composto da un mantello e un tricorno nero e una maschera bianca sporgente. Il Carnevale inizia con una sfilata in pompa magna in abiti tipici del ‘700 (il “liston”).
Una tradizione secolare è il “taglio della testa del toro” (da cui deriva il famoso proverbio e risalente al 1523) e che un tempo avveniva realmente a Palazzo Ducale davanti alla folla urlante.
Anche il tradizionale “Volo dell’Angelo” di Venezia è un’usanza sopravvissuta nel corso dei secoli. Il primo che si calò nell’impresa fu un giovane acrobata turco nel ‘500. L’esibizione era amata dalla folla e si ripetè di anno in anno con il nome di “Svolo dell’Angelo” perché prevedeva la discesa di un uomo con ali finte che raggiungeva il palco del Doge ricevendo una somma di denaro. Nel 1759 finì in tragedia e da allora l’acrobata venne sostituito da una colomba in legno che rilasciava fiori e coriandoli sulla folla. L’esibizione allora prese il nome di “Svolo della Colombina”.
Carnevale nelle Marche
Le maschere tipiche marchigiane sono Mosciolino, originario di Ancona, Papagnoco, contadino criticone di chi indossa liberi costumi, Rabachen e la sua compagna Cagnera, originarie di Pesaro, e “Lu sfrigne” di Ascoli. C’è poi il “Pupo”, una maschera fantoccio bruciata nel rogo l’ultimo giorno di Carnevale. Molto divertente è il lancio dei dolcetti a Fano.
Carnevale in Umbria
I dolci tipici di questo gioioso periodo in Umbria sono le frappe, le castagnole e le cicerchiate con miele. Bertoccio è la maschera più famosa e risale al 1600 (fu proibita nel 1700 perché denunciava su foglietti distribuiti alla folla in dialetto tutte le malefatte dei potenti). Altre famose maschere sono: Nasotorto, con il suo famoso berretto di lana nero e il suo raffreddore, che rappresenta un tipo avaro e antipatico, Rosalinda, una pettegola parente di Nasotorto e inseperabile dal suo ventaglio, Chicchirichella, che scrive con la piuma d’oco sul suo cappello le sue canzoni, e Nasoacciaccato, un rissoso e furbo nullafacente che si mette sempre nei guai.
Carnevale in Abruzzo
Il dolce tipico è la cicerchiata, che ha anche un significato simbolico propiziatorio. Il Carnevale d’Abruzzo si articola in 4 fasi: il canto dei mesi, il palo intrecciato (danza propiziatoria), la carnevalata (di origine medievale con personaggi la Vedova, Re Carnevale, il Dottore, il Notaio e lo Speziale) e la morte di Carnevale (funerale e rogo del fantoccio al grido di “fora fora carnuvale”). Molto interessante è il Pulcinella abruzzese, differente da quello napoletano, vestito di bianco e con il viso truccato, un cappello a forma di cono alto 100 cm e decorato con nastri (zagarelle). Pulcinella rappresenta un uomo povero, ma furbo.
Carnevale in Molise
I veri protagonisti del Carnevale molisano sono i giganti di Cartapesta alti 6 metri e che sfilano in città il giorno di Martedì Grasso. La maschera tradizionale è “Larinella”, ma ci sono anche le maschere dei briganti che rievocano la storia dei briganti e gli anni della lotta per l’Unità d’Italia.
Carnevale in Campania
Pulcinella è una delle maschere simbolo del Carnevale ed è originaria di Napoli e risalente alla seconda metà del ‘500. Rappresenta un tipo pigro, ironico, opportunista, sfrontato e chiaccherone, imbroglione e sempre affamato. In Campania, la Domenica di Carnevale, si mangia sempre a base di lasagne al ragù, braciole, polpette e come dolci chiacchere con sanguinaccio (un tempo a base di sangue di maiale, oggi a base di cioccolato) e migliaccio.
Carnevale in Basilicata
Le tradizioni del Carnevale sono ancora fortemente legate al mondo pastorale. In questa regione il Carnevale si apre al suono dei campanacci durante la festa di Sant’Antonio Abate. In molte città come Accettura, Tricarico e San Mauro Forte, la popolazione sfila impersonando una mandria e divisi in mucche e tori e scuotendo i campanacci ricordano il rito della transumanza. Le maschere tipiche sono la Pacchiana e il Pastore.
Carnevale in Calabria
La tradizione calabrese è incentrata su una rappresentazione della storia di Carnevale personificato con un fantoccio che, dopo un’abbondante cena, muore a causa del troppo cibo consumato. La moglie Quaresima lo piange e tutti in piazza partecipano al funerale di Carnevale, il cui fantoccio viene bruciato su un rogo. La maschera tipica di Carnevale è Giangurgolo, risalente al ‘600, che rappresenta un ingordo cavaliere vestito alla spagnola con pantaloni a sbuffo, un naso pronunciato e un cappello a cono.
Carnevale in Puglia
Quando si pensa al Carnevale in Puglia subito la mente va al Carnevale di Putignano nel 1394 con la famosa “Festa delle Propaggini”. In realtà questa festività è festeggiata in ogni località della regione. La maschera più famosa è Gibergallo, tipica di Massafra, nato grazie a Gilberto Gallo che era solito travestirsi come un clown, indossando un frac bianco e nero e una maglietta a strisce gialle e rosse. Un’altra maschera tipica è Lu Titoru, originaria di Gallipoli, che secondo la tradizione rappresenta Teodoro, un giovane morto soffocato con il suo piatto preferito, le polpette, prima del digiuno quaresimale. Altrettanto celebre è la maschera di Lu pagghiuse, originaria di Massafra, che rappresenta un giovane vestito secondo la tradizione contadina, o la maschera di Ursine Stagnarille, un accattone vestito di stracci.
Carnevale in Sicilia
La teatralità delle feste siciliane tocca l’apice durante il Carnevale. Sull’isola questa festività risale al 1612 quando fu voluta dal viceré d’Ossuna con una cerimonia ufficiale a Palermo.
La maschera tipica siciliana è l’abbatazzu (anche noto come pueta minutizzu) che rappresenta un religioso che porta con sé giganteschi libri per improvvisare sermoni ed altro non è che una denuncia della saccenza e della prosperità da sempre del clero. Il piatto tipico di Carnevale invece sono le crispelle, ripieni di ricotta e acciughe da mangiare per strada mentre si assiste alle sfilate. Un altro dolce tipico è la pignolata, originario di Messina, fatto da tante palline fritte ricoperte di miele e con una foglia di limone. Altri dolci famosi sono le “Teste di Turco” da mangiare al cucchiaio e le sfinci, frittelle dolci con cannella.
Carnevale in Sardegna
Le maschere tipiche sarde sono ancestrali, grottesche e mostruose, ricoperte di pelli e campanacci e hanno lo scopo di esorcizzare il male e proteggere le comunità locali dalle carestie: Urtzu e Mamutzones a Samugheo, Boes e Merdules a Ottana, Thurpos a Orotelli, Mamuthones e Issohardores a Mamoiada. Molto interessanti sono i “Carnevali a cavallo”, come quello di Oristano e quello di Santulussurgiu.