Non so se riuscirò a digitare una sola parola oggi. Ho le dita congelate. È stata la notte più fredda della mia vita e anche dei nostri piccoli. Il freddo ce lo aspettavamo, ma questa notte è stata la più fredda in estate degli ultimi dieci anni a Banff . La temperatura esterna alla tenda è scesa sotto zero, all’interno c’era qualche grado in più. Enrico si è fatto piccolo piccolo, si è “imbozzolato” nel sacco a pelo ed è riuscito a dormire tranquillo. Giulia invece non riusciva a tenere la testa dentro il sacco a pelo, quindi le abbiamo messo cappello, maglia termica e tutto quello che avevamo per tenerla calda. Alla fine la sua soluzione è stata la migliore: “Mamma, papà, mi abbracciate?”. Canada, tredicesimo giorno: il parco Nazionale di Banff. Si inizia con il freddo.
Per superare il freddo della notte una super colazione e una cioccolata bollente
I piccoli sono stati bravissimi a superare la notte e per rimetterli in forze facciamo una super colazione da “Laggan’s”, un caffè-panificio che diventerà in nostro rifugio preferito in questi giorni, tra bagel caldi, cioccolate bollenti e cornetti appena sfornati.
I bambini bevono la cioccolata e, come in un fumetto, piano piano riprendono colore e ricominciano a parlare. Che notte! “Mamma, è stato come dormire nel frigorifero a Napoli”, sono le prime parole che riesce a dire Giulia. Scoppiamo tutti a ridere e ci abbracciamo, per riscaldarci ancora un po’.
Canada, tredicesimo giorno: il Parco Nazionale di Banff
Il Parco Nazionale di Banff ha due poli: la cittadina di Banff e Lake Louise. Come scrivevo ieri Banff è ricchissima di attività e di agenzie per organizzare i tour, ed è perfetta per chi cerca più opzioni e magari ha figli di età diverse. A 55 chilometri dal centro di Banff e 5 chilometri prima del lago, c’è poi il Lake Louise Village, con negozi, un piccolo supermercato, due ristoranti, due bar, una libreria, la pompa di benzina e una clinica medica. Per dormire si può scegliere il campeggio come noi, ma ci sono anche cottage e alberghi.
Il parco Nazionale di Banff: non riusciamo a vedere Lake Lousie
A colazione perdiamo un po’ di tempo per riprenderci dal freddo. Abbiamo bisogno di recuperare energie e ci mettiamo in moto un po’ tardi, sono già le nove e ci aspetta una brutta sorpresa: il parcheggio per accedere al lago è pieno. Non ci possiamo fermare, qui sono (giustamente) molto rigidi: o si parcheggia negli spazi dedicati, o si va via. Questo ci spiazza, non ce lo aspettavamo. Abbiamo due opzioni: possiamo tornare al campeggio, lasciare l’auto e raggiungere il lago con la navetta che parte dal Village ogni 15 minuti (ma la fila d’attesa è lunghissima), oppure provare a tornare nel primo pomeriggio, quando il parcheggio si svuota, perdendo però la possibilità di fare i sentieri più lunghi intorno al lago.
Che fare?
Il parco Nazionale di Banff: trekking a Lake Helen
Saltato il nostro programma a Lake Louise, decidiamo di fare trekking a Lake Helen.
Appena arrivati a Banff eravamo andati al visitor center per chiedere quali sentieri erano più indicati per i bambini e Lake Helen era adatto ma comunque impegnativo, quindi lo avevamo scartato per il primo giorno; ora, però, diventa la nostra perfetta opzione B.
Il sentiero è di circa 6 chilometri, andata e ritorno, di cui oltre la metà in salita. Come primo trekking e dopo una notte di gelo è impegnativo, saliamo oltre i 2.000 metri circa (partendo da 1.500). Per fortuna i grandi alberi, il silenzio, i richiami degli uccelli ci fanno dimenticare il freddo della notte e la delusione per la mancata passeggiata a Lake Louise. Nella prima parte del sentiero le radici degli alberi hanno formato degli scalini naturali e si sale velocemente.
Ci sono anche moltissimi funghi con i cappelli dai colori sgargianti, rossi, gialli, marroni, viola. I bambini ne sono rapiti.
Canada, tredicesimo giorno: il parco Nazionale di Banff e il trekking
Camminiamo e chiacchieriamo guardandoci intorno. Ma i bambini, vuoi perché si fermano a osservare tutto, un po’ perché camminano più lentamente, sono lentissimi, ci superano tutti e Francesco diventa nervoso. I sentieri sono sicuri, ma ci troviamo comunque in territorio di orsi e puma, meglio non rimanere isolati. Enrico e Giulia si esercitano a fare la faccia cattiva per spaventare l’orso bruno, a tenere lo sguardo basso nel caso incontrassimo un grizzly, e a mostrare i denti al puma. Loro giocano, noi cerchiamo di farli camminare un po’ più velocemente.
Dall’alto si intravede, azzurrissimo, il Bow Lake.
Lake Helen e il prato di fiori selvatici
Quando usciamo dal bosco e ci ritroviamo in un’ampia vallata con fiori di campo, di tranquillizziamo. Qui la visuale è ampia ed è difficile essere colti di sorpresa. E poi ci sono migliaia di fiori selvatici. Non sono belli, ma sono splendidamente resilienti. Sono fiori gialli, viola e rossi e poi ce ne sono alcuni stranissimi che assomigliano a dei batuffoli di cotone. Sono piccoli e spesso rovinati, ma colorati e profumatissimi. Ci fermiamo, una piccola pausa per respirare la bellezza.
I laghi di montagna sembrano vicini, ma non lo sono mai
Vi è mai capitato di camminare in montagna e dire: “Arriviamo fino al lago e facciamo una pausa?”. Per loro natura i laghi di montagna sono traditori. Sembrano vicini, ma non lo sono mai.
Cominciamo a essere stanchi e vediamo le prime persone tornare, alla paura degli orsi si aggiunge la paura di fare tardi. A turno Enrico e Francesco (per motivi diversi) chiedono alle persone che tornano quanto manca per il lago. E qui torna la montagna traditrice, ognuno dice tempi di percorrenza diversi. Impossibile orientarsi.
Dopo tre ore di cammino (praticamente tutte in salita), la temperatura si abbassa, il sole infiamma le nostre guance, ma non ce ne accorgiamo perché il vento è gelido. Ma, finalmente, ecco il lago.
Quando i bambini fanno trekking, la stanchezza passa quando si può giocare
Abbiamo praticamente trascinato nell’ultimo tratto fino al lago i bambini, ma quando arriviamo e ci sediamo per pranzare e recuperare le forze, loro cominciano a correre e a saltare.
Hanno scoperto che con le scarpe da trekking non scivolano e possono arrampicarsi come caprette. E così, invece di riposarsi, saltano, corrono e si nascondono.
Il lago è piccolo e azzurro, il vento increspa l’acqua che sembra ghiacciarsi ad ogni folata.
La strada del ritorno è più veloce
La strada del ritorno è sempre più veloce. Per arrivare al lago ci abbiamo messo tre ore, al ritorno, chiacchierando e cantando ne impieghiamo poco più di due (d’accordo, era pure tutta discesa…). I bimbi sono stanchi, ma correre, saltare e respirare aria di montagna li ha messi di buon umore e in auto sulla strada del ritorno chiacchierano come due uccellini.
Un gruppo di ragazzi lungo la strada ci dice di aver avvistato un orso a pochi metri proprio dal parcheggio. Noi, invece, siamo felici di non aver fatto nessun incontro, tranne una poiana e una specie di topo. L’unico deluso è Enrico, che voleva vedere orsi e puma e con l’aiuto di Giulia si era preparato ad affrontarli con una serie di mosse segrete.
Canada, tredicesimo giorno: il parco Nazionale di Banff, seconda notte
Dopo il trekking ci meritiamo una lunga doccia e una bella cena a base di carne, anche se il ristorante al village che Francesco aveva puntato ci delude .
Con gli occhi pieni di bellezza, il ricordo dei fiori di campo e la pancia piena andiamo a letto. Sotto il pigiama metto ai bambini la maglia termica. Ci prepariamo al peggio.
Diario di viaggio: 21 giorni in Canada on the road
Secondo giono Vancouver e la caccia alle balene
Terzo giorno: Vancover, visita a Capilano e a Stanley Park
Quanto giorno: Vancouver Island
Quinto giorno: la corsa delle capre a Victoria
Sesto giorno: in viaggio verso Port Hardy
Settimo giorno: l’Inside Passage
Ottavo giorno : faccia a faccia con gli orsi
Nono giorno: mille chilometri di Hightway