Mi piace il rodeo? Questa domanda continua a frullarmi nella testa da stamattina. Ma non trovo una risposta. Provo a ripercorrere la giornata, a soppesare le emozioni, a valutare, come un attento alchimista, piacere, ansia, rabbia, divertimento. Canada, undicesimo giorno: il rodeo a Calgary.
Calgary
Di Calgary abbiamo visto pochissimo. Ieri sera appena arrivati siamo andati a cena sulla 17esima strada, dove ci sono locali e movida Abbiamo mangiato carne (e i bambini cheese pasta) in un ristorante che si chiama Royale, con un grande bancone da bar , specchi e lampadari. Ma il nostro giro della città finisce qui, ho visto grattacieli altissimi con la Calgary Tower e molti, bellissimi murales, ma nient’altro.
Un rodeo del circuito nazionale
Stamattina sveglia alle nove (è una notizia), lunghe docce per tutti e siamo andati al rodeo. I bambini ovviamente non sapevano cosa fosse un rodeo. Anche io non ci ero mai stata. Francesco sì, in Wyoming.
Avevamo prenotato dall’Italia i biglietti per questa tappa del circuito nazionale; il rodeo, infatti, è un vero e proprio sport, che si ispira alla tradizione dei cowboy.
Arriviamo a Millarville Racing and Agricultural Grounds e quando entriamo ci danno cappelli e camicie a scacchi (con il programma stampato, costo due dollari) e i bambini si sentono subito due piccoli cowboy.
L’aria è festosa. Ci sono tantissime famiglie e stand con pizza, hot dog e patatine fritte
Canada, undicesimo giorno: il rodeo a Calgary
Il rodeo si apre con l’inno nazionale americano e poi quello del Canada cantato da un bimbo di quattro anni. Una sfilata di cavalli con le bandiere e la sfida delle ragazze che a cavallo devono fare lo slalom con i cavalli tra tre bidoni.
I cavalli sono agili, muscolosi, potenti, le ragazze concentratissime, pancia sulla groppa del cavallo, capelli lunghi che sventolano liberi sotto il cappello. Il pubblico applaude e fa il tifo. L’adrenalina sale. È magnifico vedere come uomo e cavallo possano diventare un tutt’uno nello sforzo comune di superare una sfida. Ad ogni curva i cavalli quasi sfiorano il terreno, le ragazze si schiacciano contro il ventre dell’animale, un colpo di zoccoli e riprende la corsa.
Uau, che emozione!
“E questo è solo l’inizio!”, mi spiega Francesco.
Seconda prova del Rodeo: domare un cavallo selvaggio
E se nello spettacolo di apertura mi aveva affascinato l’intesa simbiotica tra uomo (donna) e animale, con la prima gara del rodeo, uomo e cavallo si sfidano. È una gara di forza, di supremazia. Il cavallo scalcia e cerca con tutto il suo essere di disarcionare cavaliere, il cowboy vuole domarlo. Ovviamente vince sempre il cavallo e il cowboy finisce a terra.
Non capiamo bene come assegnino i punti. Capiamo solo che il cowboy deve rimanere in sella all’animale selvaggio per otto secondi e tenere le gambe alte.
Da sempre l’uomo ha tentato di dominare il mondo animale, di addomesticare cavalli, di essere il condottiero delle mandrie. Che tutto ciò sia diventato uno sport mi sembra strano, ma capisco che non fa parte della mia cultura .
Terza prova del rodeo: il lazo
Con il lazo ci sono diverse prove. Acchiappare un vitello e legargli poi le quattro zampe, oppure, in due cowboy, acchiapparlo uno per le corna e l’altro per le zampe. Ma questa prova è violentissima. L’animale viene liberato quasi subito, ma viene anche legato, buttato a terra, immobilizzato. Trovo una scusa e vado a comprare patatine e popcorn per tutti. Guardo i bambini e loro non percepiscono la violenza, sono affascinati da come i cowboy fanno volteggiare il lazo in aria.
Il rodeo e i bambini
Gareggiano anche i bambini, con protezioni e caschi. Queste le loro sfide: cavalcare una pecora o (a squadre) fermare un pony selvaggio e cavalcarlo. I piccolo cowboy e cowgirl sono determinatissimi e cercano a fine gara l’applauso del pubblico, che arriva fragoroso. È pericoloso? Secondo me sì, perché le cadute sono violente e spesso ho visto la testa dei bambini tra gli zoccoli degli animali
La prova più attesa: il bull riding
La prova più attesa è quella dei tori. Il pubblico si alza in piedi e si infiamma. Il cavaliere deve rimanere sulla groppa del toro inferocito per otto secondi. La musica è coinvolgente e fa alzare il tasso di adrenalina. Ma i tori, al contrario dei cavalli, non accettano la sfida, non vogliono essere cavalcati e basta. Non so se solo io ho provato un fortissimo senso di violenza ingiustificata. Perché la gara con i cavalli selvaggi (praticamente identica), non mi ha scatenato le stesse sensazioni? “Mamma guarda, il toro sembra danzare, quanto è bello. Muove le zampe velocissime”, mi dice affascinato Enrico. E nel suo sguardo cerco di decifrare il segreto di questo spettacolo.
Due cavalieri sono caduti male e hanno dovuto chiedere l’intervento dei soccorsi. E devo confessare che, quando ad un certo punto hanno cominciato a urlare perché un toro era scappato dal recinto, ho quasi gioito. Ci sono stati alcuni minuti di tensione. Il toro era per fortuna lontano dagli spalti, ma libero nel parcheggio. Tre assistenti del rodeo lo hanno accerchiato e bloccato con i lazi, ma lui ha opposto resistenza, è riuscito a divincolarsi. Un grande sospiro di paura si è alzato dalle gradinate. Bravissimi e professionali gli assistenti lo hanno finalmente immobilizzato, e allora il toro che ha fatto? Con un salto si è buttato pancia a terra e gambe all’aria. Come a dire: “Alzatemi da qui, se ci riuscite”. Lui, il toro, ha messo in atto una forma di resistenza passiva. Sono scoppiata a ridere.
Niki Flundra
E poi,accolta da un grande applauso, arriva lei, Niki Flundra, ammaestratrice di cavalli. Li accarezza, gli sussurra parole alle orecchie, li cavalca senza sella, li bacia sul muso. Al centro della pista del rodeo si alternano tre cavalli e lei sembra farli danzare. Uomo e animale diventano bellezza assoluta. I cavalli e Niki sono un’unica entità che respira a ritmo di musica.
Uau! Il mio cuore che si era accartocciato, torna a battere forte, e io batto forte le mani e faccio gridolini di incitamento.
Canada, undicesimo giorno di viaggio: il rodeo a Calgary, cosa mi è piaciuto.
A fine giornata ho chiesto ai bambini se gli era piaciuto il rodeo. Enrico è rimasto molto affascinato dai tori e dai cavalli selvaggi, dalla loro grandissima forza. Giulia dalle ragazze a cavallo. A Francesco è piaciuta l’atmosfera, il rivivere le tradizioni del West, il respirare quell’aria di grande coraggio e abilità.
Io guardo il cappello da cowboy ai piedi del letto e finalmente ho capito: Il rodeo non mi è piaciuto. Mi è piaciuto vedere la gente unita sugli spalti, le famiglie, le ragazze e i cowboy sfidare i propri limiti, la passione di un allevatore per i suoi cavalli. Mi è piaciuto sentirmi per una giornata parte di una comunità, condividere con loro emozioni e tradizioni. Mi è piaciuto osservare l’organizzazione, la grande professionalità di tutto lo staff, mangiare patatine unte e popcorn dolci, ma non credo che se vivessi in Alberta o, non so, in Texas, sarei un’appassionata di rodei. Anzi, vedere quei bambini (maschi e femmine) rotolare giù dal dorso delle pecore, sognando di diventare veri cowboy, uomini forti ma che rischiano la vita per dimostrare la loro mascolina abilità, mi ha messo un po’ di tristezza. Forse sono troppo italiana per apprezzare davvero l’anima di un rodeo. Ma viaggaire è anche questo, entrare in contatto con culture e tradizioni che non riusciamo a capire fino in fondo.
Diario di viaggio: 21 giorni in Canada on the road
Secondo giono Vancouver e la caccia alle balene
Terzo giorno: Vancover, visita a Capilano e a Stanley Park
Quanto giorno: Vancouver Island
Quinto giorno: la corsa delle capre a Victoria
Sesto giorno: in viaggio verso Port Hardy
Settimo giorno: l’Inside Passage
Ottavo giorno : faccia a faccia con gli orsi