Lo sai che ci sono dei posticini segreti dove raccogliere le castagne in Abruzzo? L’autunno è la stagione perfetta per scoprire e amare questa regione.
Dove raccogliere le Castagne in Abruzzo
La storia tra l’Abruzzo e l’albero del castagno è una storia secolare come lo è, del resto, per l’uomo in generale.
Per secoli “l’albero del pane” ha donato i suoi frutti all’uomo che nel corso del tempo ha imparato a trasformare sapientemente questa materia prima. Ancora oggi esplorare l’Abruzzo in autunno attraverso castagneti e foliage, è un’attività molto piacevole che mette in connessione l’uomo e la natura in maniera semplice ma autentica. Un’esperienza da far vivere senz’altro anche ai nostri bambini.
Cominciamo il nostro viaggio dalla patria abruzzese delle castagne: Valle Castellana
Se cerchi dove raccogliere la castagne i nAbruzzo, parti dalla Valle Castellana è un comune della provincia di Teramo, situato nel cuore dei monti della Laga. Il suo territorio fa parte del Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga.
Valle Castellana conta circa una ventina di frazioni, di cui alcune abbandonate, e alcune di queste hanno una propria sagra della castagna come ad esempio Leofara e Morrice.
Purtroppo per il secondo anno consecutivo le sagre sono state tutte sospese causa COVID-19.
Noi, su consiglio di amici, ci siamo diretti verso la frazione di Morrice. Nei pressi di Morrice vegeta un vasto castagneto, costituito da alberi plurisecolari, che per una fortunata combinazione di eventi, sono riusciti a sopravvivere nel corso dei secoli. Su tutti spicca “u piandon de Nardò”.
Un maestoso ed imponente esemplare di castagno secolare, di 17 metri di circonferenza, la cui età è stata stimata intorno ai 500 anni.
Dalla piazzetta di Morrice partono alcuni semplici itinerari alla portata di tutti che salgono verso il Monte La Morra. Spettacolari le viste panoramiche sui centri del castellano che ci consentono di raggiungere il castagneto secolare.
Per raggiungere la zona di Valle Castellana vi consigliamo di passare per Civitella del Tronto.
Altra opzione possibile, forse anche più comoda, è passare per Ascoli Piceno.
Civitella del Tronto, riconoscibile già in lontananza grazie alla sua imponente fortezza, è una tappa imperdibile se siete in provincia di Teramo.
Tagliacozzo nella Valle Roveto (L’Aquila)
Un borgo da non perdere che ci apre le porte di un’altra fantastica zona per le castagne è Tagliacozzo nella Valle Roveto.
Qui le nonne incantano ancora i bambini con le storie delle “pantasime”. Vecchie streghe nascoste nei castagneti dove gli impavidi si avventuravano in cerca dei “tesori nascosti” dei briganti.
Un tempo in Valle Roveto le castagne, insieme a noci e mandorle riempivano le calze della befana e venivano distribuite nei matrimoni, al posto dei confetti, cosa considerata ancora da ricchi.
Tagliacozzo sorge su un ripido pendio in corrispondenza di una spaccatura contornata da alte rupi calcaree. I resti dell’antica e possente rocca sovrastano ancora il borgo.
Cominciate la vostra visita dall’incantevole piazza dell’Obelisco, una delle più belle d’Abruzzo, e perdetevi tra le vie del borgo alla ricerca del maestoso Palazzo Ducale o della chiesa di San Francesco con il suo suggestivo chiostro.
Tagliacozzo è facilmente raggiungibile in auto essendo ben collegata con le autostrade A24/A25.
Da Tagliacozzo in 40 minuti d’auto circa raggiungiamo il piccolo borgo di Morino. Ed è da qui che andremo alla scoperta della regina della Valle Roveto… la castagna roscetta.
La «roscetta» è una varietà autoctona di castagna, inserita tra i prodotti agroalimentari tradizionali abruzzesi e per tutelarla da qualche anno è stata costituita l’Associazione Castanicoltori della Valle Roveto che raggruppa numerosi produttori.
Da Morino non possiamo non fare un salto all’Eremo della Madonna del Caùto già che ci siamo, magari ci godiamo anche la Riserva di Zompo lo Schioppo.
Nei pressi di Tagliacozzo, dunque sempre in provincia dell’Aquila, facciamo la nostra
Sante Marie (L’Aquila)
Sante Marie fa parte dell’associazione nazionale Città del Castagno, oltre che del club Borghi Autentici d’Italia.
Qui c’è un che di intrigante nell’andare per boschi. Perché qui c’erano i briganti! Quelli veri.
Pensa che nel 1861, subito dopo l’Unità d’ Italia, per la Valle di Luppa passò il generale catalano José Borjés, ex alleato del brigante licano Carmine Croccò. Il generale, inseguito dalle forza piemontesi, nel tentativo di condurre in salvo un gruppo di soldati fedeli ai Borboni fu catturato dalla guardia nazionale santemariana e successivamente giustiziato.
Da non perdere il Museo del Brigantaggio e dell’Unità d’Italia e se avete tempo a disposizione potete prendervi una settimana libera e affrontare il Cammino dei Briganti.
È un cammino di sette giorni su quote medie (tra gli 800 e 1200 metri), il territorio attraversato da questo cammino è un territorio di confine, oggi tra Abruzzo e Lazio, ieri tra Stato Pontificio e Regno Borbonico.
I briganti vivevano sul confine per potersi nascondere a seconda delle necessità. Non erano veri e propri malviventi, piuttosto erano degli spiriti liberi che non volevano assoggettarsi ai nuovi padroni, i Sabaudi, e per questo erano entrati in clandestinità. Una storia fatta anche di rapimenti, riscatti, e tanta violenza che risale ad appena 150 anni fa. Oggi, questa storia, viene ricordata mantenendo vivi quei sentieri una volta battuti dai briganti.
Se non avete 7 giorni a disposizione potete comunque inoltrarvi nei boschi dei dintorni alla ricerca di qualche piccolo castagneto libero per raccogliere castagne, il consiglio è sempre lo stesso, informatevi presso le pro loco locali per avere indicazioni sui punti migliori per raccogliere castagne.
La varietà di castagna della zona di Sante Maria è la “lombardesca”, celebrata da una celebre gara la “Cicloturistica della Castagna” con tre percorsi a disposizione che partendo da Sante Marie si addentrano nella Valle Macina, nei Castagneti di Castel Vecchio e percorrono antiche strade di epoca preromana.
Purtroppo l’ultima edizione è stata nel 2019…speriamo di ritrovarla nel 2022!
Roccamorice (Pescara)
Sempre cercando dove raccogliere le castagne in Abruzzo, andiamo in provincia di Pescara, al cospetto della montagna madre, la Majella. Siamo a Roccamorice, per la precisione a Piano delle Castagne, frazione di Roccamorice. Qui troviamo piccoli castagneti e oltre le castagne si possono trovare funghi e tartufi.
Oltre a visitare il magnifico borgo di Roccamorice di origine medioevale fatto da strettoie, viuzze e piccole case a schiera, in pochi minuti di auto potete raggiungere due degli eremi più belli d’Abruzzo:
l’eremo di Santo Spirito a Majella e l’eremo di San Bartolomeo in Legio.
Il primo si può raggiungere in auto ed è uno dei complessi monastici più noto e suggestivo della Majella grazie alla spettacolare collocazione ai piedi di una parete calcarea.
Il secondo si raggiunge con una passeggiata adatta a tutti di circa 30 minuti ed è noto, oltre che per la spettacolare posizione a strapiombo sul vallone di Santo Spirito, perché Pietro da Morrone, divenuto poi Papa Celestino V, vi si ritirò a vita da eremita tra il 1277 e il 1288.
Passeggiata suggestiva da Pietracamela a Intermesoli (Teramo)
Chiudiamo in bellezza portandovi nella provincia di Teramo a Pietracamela. Da qui, una volta parcheggiata l’automobile, si potrà fare una passeggiata nel bosco, con direzione Intermesoli.
E’ un percorso facile e adatto a tutti, anche a famiglie con bambini piccoli, proprio come noi. Questa scampagnata vi permetterà di camminare ai piedi di castagni secolari, e se sarete fortunati anche di trovare parecchie castagne ai vostri piedi.
Le castagne nella tradizione culinaria in Abruzzo
In Abruzzo, ma principalmente nel teramano, se nomini le castagne pensi subito ai “calcionetti”!
I calcionetti sono dei ravioli fritti con un ripieno a base di castagne e ceci.
Poi ci sarebbe tutta una serie di ingredienti “poco calorici” (che non stiamo qui ad elencarvi) tipici della tradizione culinaria natalizia.
Ma non andiamo fuori tema…di “calcionetti” e dolci natalizi ne parleremo magari a breve in un nuovo articolo.
Le castagne si consumavano fresche oppure cotte: arrostite “caciole” o bollite “remonne”. Un altro impiego molto diffuso era quello di macinarle, per conservarle così più a lungo, grazie alla farina con la quale si facevano pane, dolci e marmellate.
Piccola curiosità: dell’albero delle castagne non si sprecava nulla, ma proprio nulla.
Le bucce delle castagne si usavano per alimentare il fuoco dell’essiccatoio, le foglie venivano raccolte ed utilizzate come lettiera per gli animali nelle stalle.
Con i ricci, invece, veniva fatto un compost per concimare i terreni ed il legname veniva impiegato principalmente per riscaldare i casolari o per la costruzione di arnesi.
Castagne in Abruzzo: qual è il periodo migliore per trovarne?
Il periodo di raccolta delle castagne è concentrato nel mese di Ottobre.
In passato a partire da una specifica data, orientativamente il 4 novembre, i castagneti, da sempre tutti di proprietà privata, venivano dichiarati aperti a tutti.
Tale consuetudine, nel solco del comunitarismo abruzzese, consentiva anche ai più poveri, che non avevano nessuna proprietà, di fare piccole provviste di castagne.
Ancora oggi i castagneti presenti nelle zone di cui vi ho parlato sono quasi tutti di proprietà privat. I loro custodi sono molto gelosi dei loro alberi e dei loro frutti e non hanno lo stesso spirito comunitario dei loro avi.
Quindi evitate di raccogliere castagne se non siete sicuri di essere su una proprietà libera! Conviene sempre informarsi prima, presso i comuni o le Pro Loco, in merito all’esistenza di regolamenti che disciplinano la raccolta delle castagne nei castagneti di proprietà comunali.
Se l’articolo vi è piaciuto, saremo felici di rispondervi nei commenti, un saluto dall’Abruzzo da
Federica (@mum_needs_coffee) e Antonello (@dad_needs_trip).
In autunno bellisisma anche la passeggiata nel Bosco dell Difesa