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Gita al parco laghetti Falchera: paradiso per le famiglie

Andare in gita al lago senza muoversi dalla città metropolitana di Torino, si può? Sì, si può! Dopo cinque anni di lunghi lavori di bonifica e riqualificazione, a settembre 2020 è stato inaugurato nel quartiere Falchera, estrema periferia nord di Torino, il parco agricolo Laghetti Falchera, un polmone verde di 430 mila metri quadri.

Dove la città metropolitana finisce, inizia un altro piccolo mondo fatto di case popolari, orti urbani, pesci, uccelli, tanto verde e una grande quiete. Ci abbiamo trascorso un pomeriggio in compagnia di amici e di uno dei volontari (anche guardia ittica) che ci ha raccontato la storia di questi laghi “smascherati” (ci piace usare questa parola perché non si tratta di laghi artificiali, ma, come vedremo, di acque nascoste) e della fauna che li popolano.



La storia del quartiere Falchera e dei laghetti

Il quartiere Falchera si trova all’estrema periferia Nord della città di Torino da dove parte la direttrice che conduce nel Canavese. Esiste dall’Ottocento quando vi erano solo terreni agricoli e antiche cascine e ha cambiato volto dopo la seconda Guerra Mondiale quando, con la necessità di aumentare la manovalanza operaia, furono costruite le prime case per i lavoratori (Falchera Vecchia).

La vera espansione edilizia, però, arriva nei primi anni Settanta, quando, a seguito del costante aumento demografico in città, il quartiere viene ampliato nei suoi confini settentrionali, realizzando così un nuovo nucleo urbano noto con il nome di Falchera Nuova, caratterizzato da edifici parzialmente a schiera (di 4 piani) e parzialmente a torre (sedici edifici di 10 piani), disposti in maniera lineare e dalle facciate rosse o bianche.

Si racconta che un mattino, gli operai che avevano lasciato la sera prima i macchinari per gli scavi sui terreni agricoli circostanti, non trovarono più le ruspe e gli scavatori, improvvisamente inghiottiti dalla acquifera nascosta nel sottosuolo! Fu così che nacquero i Laghetti Falchera.

Fino alla fine degli anni Sessanta, in effetti, il terreno su cui essi sorgono si presentava come una grande spianata di terra in superficie: estraendo ghiaia e terra da un terreno già di per sé acquitrinoso (le famose bialere), venne a formarsi un invaso che fece affiorare in superficie parte dell’acqua proveniente dal sottosuolo.

bambini parco aghetti falchera

Per lunghi anni, questo terreno però non venne valorizzato, anzi, l’acqua serviva solo per bagnare quegli orti abusivi che gli abitanti delle case coltivavano senza regolamentazione e i laghetti divennero delle vere e proprie discariche abusive di materiale. Fino al 2015, quando la Città di Torino si è decisa ad un intervento massiccio di recupero e di riqualificazione ambientale dell’area con la bonifica del lago da materiali di rifiuto e la rimozione degli orti abusivi (speculari a quelli che
abbiamo raccontato  nel nostro articolo sugli Orti Urbani a Torino )

Molti volontari hanno partecipato alla pulizia e hanno contribuito a creare quella che oggi è un’oasi naturale dove uccelli e pesci nidificano e si riproducono.

Il parco laghetti Falchera, com’è oggi

Il primo step di questo ambizioso progetto è stata la rassegnazione degli orti: 122 individuali di circa 100 metri quadrati ciascuno, recintati con una rete metallica plastificata, dotati di impianto irriguo con tubazioni in polietilene e saracinesche di derivazione e con un casotto in muratura per il ricovero degli attrezzi, e altri 2, associativi, di circa 3mila e 500 metri quadrati.

La zona degli orti, che ospita anche due fabbricati in legno (uno per gli orti individuali e uno per gli associativi) con vani, servizi igienici e tettoie, è servita da una viabilità di collegamento interna costituita da una rete di stradini connessa al resto del parco.

parco laghetti falchera

Per l’irrigazione dei campi limitrofi sono state recuperate le bialere esistenti (rio Mottone e bialera degli Stessi) realizzando tratte intubate e canali a cielo aperto. Di fronte a via degli Ulivi, la via delle case popolari che si affacciano sui laghetti, il parco è stato attrezzato con panchine, tavoli per picnic e fontanelle e trovano posto anche un’ area giochi con diverse attrezzature, campetti da calcetto e pallacanestro, uno ‘skate park’, un’area cani con lavatoio per l’abbeveraggio degli animali, oltre ad un bar e a una zona ristoro. Attenzione: se ci andate un giorno assolato d’estate come abbiamo fatto noi, vi conviene portare un ombrellone perché non sono presenti grandi spazi d’ombra e fa molto caldo.

La nostra visita ai laghetti Falchera

Insieme alla nostra guida, Davide, abbiamo fatto il giro intorno ai laghi, soffermandoci ad ammirare l’ittiofauna (persici sole, boccaloni, pesci gatto, lucci e carpe) e cercando di riconoscere qualche uccello che li popola. Pare incredibile ma in soli 5 anni, questo luogo è rinato e ora ospita molte specie di volatili che fanno la felicità degli appassionati di birdwatching: . Cavaliere d’Italia, sterna comune, calandro, rondine rossiccia, schiribilla, forapaglie.

Uccelli che un torinese difficilmente avrebbe potuto avvistare. Ora non più. E l’elenco non si ferma qui, molte altri sono stati avvistati e potrebbero decidere di insediarsi. Per mantenere questa biodiversità è necessario, naturalmente, sacrificare la balneabilità. Così come, per favorire il ripopolamento ittico sono doverosi controlli e buonsenso. Pescare non è vietato a va fatto in modo consapevole.

La nostra passeggiata è durata poco più di mezz’ora, ed assolutamente fattibile con bambini piccoli e passeggini. Si cammina in mezzo a fiori di campo e alte frasche, i contrasti con il verde dell’acqua e il cielo blu sono davvero spettacolari e la civiltà sembra lontanissima anche se a poche centinaia di metri.

Laghetti Falchera è davvero un luogo rilassante dove trascorrere un pomeriggio senza allontanarsi troppo dalla città, si può raggiungere in auto, in bus o in bicicletta seguendo la rete di piste ciclabili. É un luogo adatto ai bambini, merita di essere riempito dalle loro risa e dalle loro domande curiose sugli animali che li vivono (abbiamo visto anche una lepre!), merita di essere scoperto e portato all’attenzione dei cittadini perché è il frutto dello sforzo e dell’impegno di altri cittadini.

parco laghetti falchera

Per comprendere l’importanza di una riqualificazione come questa mi affido alle parole di Andrea Falcone della Scuola Holden che ha raccontato con sguardo lucido e un po’ emozionato la storia del quartiere Falchera e della sua (ri)nascita:
“Questo progetto è stato realizzato grazie a una paziente opera di mediazione. Si è creato un comitato di quartiere che ha censito gli orti e gli ortolani. Sono stati organizzati incontri coi progettisti del Comune.

Le destinazioni d’uso dei diversi spazi sono state valutate insieme, e così i regolamenti, e i criteri di assegnazione dei lotti. Durante la bonifica, ogni volta che avanzava la ruspa, i vecchi abitanti erano lì, in piedi, col nodo in gola, eppure nessuno ha protestato. Chi coltiva lo sa, il tempo è un ciclo. Niente è perduto.”. Per saperne di più, ecco il video completo e il testo completo su Fondazione per L’architettura

Elena Marcon
Elena Marcon
Elena Marcon, amante del buon cibo e del buon vino. Mamma di Arturo e organizzatrice seriale di gite in Piemonte e viaggi in tutto il mondo
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