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Apre il museo Cioccolato a Torino, dedicato a Gianduja

Dal cioccolato Azteco al gianduiotto il passo è breve. Apre a Torino il Museo del Cioccolato dedicato a Gianduia. Dove? A pochi passi dalla Stazione di Porta Nuova, in un luogo iconico: i grandi laboratori sotterranei di Pfatisch, in via Sacchi, tra i macchinari d’epoca, ancora funzionanti, che producono cioccolato, e i nuovissimi laboratori a vista. Nel Choco Story di Torino puoi fare un viaggio interattivo e multisensoriale nella storia del cioccolato, assistere alla produzione dei gianduiotti (il primo cioccolatino incartato della storia, abbiamo scoperto), e bere una cioccolata calda, oltre a fare gustosi piccoli assaggini.



La visita al museo del Cioccolato di Torino

Il viaggio nel cioccolato inizia da lontano, in un galeone (eh sì, sembra proprio di entrare nella stiva di una nave) che ti porta a scoprire le origini della coltivazione del cacao, le prime ricette dei Maya e degli Aztechi. Siamo ai tempi della scoperta e dei primi sviluppi della coltura del cacao. Il racconto sulle sue mitiche origini e sulle divinità che lo hanno donato agli uomini avviene nella cornice suggestiva di un tempio Maya, con un dragone animato.

museo cioccolato torino drago

Si attraversa quindi una sala che racconta l’importazione in Europa e si scopre come Hernán Cortés ha portato per la prima volta in Europa il cacao su un galeone spagnolo.museo cioccolato torino

Ma come viene coltivato il cacao? Come si passa dalla pianta al cioccolato fondente? Lo si può scoprire stando comodamente seduti su un divano fatto interamente con sacchi pieni di fave di cacao e osservando un globo interattivo che racconta l’evoluzione del mercato globale, le varietà di cacao esistenti e i loro paesi di origine.

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Nelle vetrine oggetti del passato per il trasporto e la lavorazione del cacao, sui monitor, cartine, rotte marittime e leggende.

Postazioni interattive e audioguide

museo cioccolato torino Sala dopo sala si scoprono tutti i segreti del cioccolato, grazie anche a delle postazioni interattive e a una “barretta di cioccolato”, che funziona da audioguida (disponibile in 5 lingue: italiano, inglese, francese, spagnolo e tedesco).

Per i bambini (ma non solo): sfide, giochi e indovinelli. Pulsanti da premere per scoprire odori nuovi e storie da vedere e ascoltare, carrozze e ologrammi che si animano.

Il cioccolato a Torino e Gianduja

E si arriva nella parte per noi più emozionante e unica: il racconto della grande tradizione artigianale a Torino e in Piemonte.

Una sala rievoca i fasti delle regge dove i Savoia ebbero per primi il privilegio di gustare un alimento esotico, misterioso e a dir poco irresistibile: la cioccolata calda. Nel 1678, fu  la Madama Reale Giovanna Battista di Savoia Nemours, madre di Vittorio Amedeo II, a rilasciare la prima licenza a Giovanni Antonio Ari per commercializzare la bevanda al cioccolato. Per oltre un secolo la cioccolata, quindi, fu solo consumata in forma di bevanda.

Poi a inizio ‘800 Paul Caffarel creò il primo impasto solido di cioccolato, a cui seguì, quando il costo del cacao schizzò alle stelle, la creazione della pasta Gianduja con l’unione della Nocciola Tonda Gentile delle Langhe e a metà secolo la conseguente creazione del tipico cioccolatino per mano di Michele Prochet in società con Caffarel.

È ricostruita, anche grazie a Clara e Gigi Padovani, una vera e propria linea del tempo del cioccolato in terra sabauda.

E ancora si scopre come sono nati i caffè storici di Torino, in cui la cioccolata in tazza, o il Bicerìn tanto amato da Cavour.

Nelle vetrine, il costume originale di Gianduja, concesso dalla Famija Turinèisa, le bambole di Gianduja e Giacometta, ma bellissime anche le valigette dei rappresentanti con le carte colorate del cioccolatino, le tazze e le cioccolatiere… e le scatole vintage. Nel museo sono raccolti oltre 700 oggetti.

E oltre alle preziose uova di pasqua d’artista firmate da Pfatish anche un topolino di cioccolata gigante.

 

Gli antichi macchianari

macchine cioccolato

Ma non si scopre solo la storia del cioccolato. Si entra anche nella fabbrica. Il vero valore aggiunto di questo museo i macchinari della tedesca Dresda e della svizzera Buehler datati tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento e oggi ancora perfettamente funzionanti (anche se non più in uso), che sono custoditi all’interno di un Locale Storico d’Italia come Pfatisch. Si entra qui davvero in un angolo della storia dell’artigianalità che, come molti tesori torinesi, è rimasto a lungo nascosto.

Il laboratorio dei gianduiotti

museo cioccolato torino Divertente e inaspettato lo spazio dedicato al cioccolato e alla salute, dove mettersi alla prova e per chiudere la visita c’è un piccolo teatro, con cuscini a forma di barretta di cioccolato, e sul palco i maestri cioccolatieri che fanno una dimostrazione dal vivo di come si prepara e incarta un gianduiotto.

La visita dura un’ora, un’ora e mezza. .

L’idea è che a fine visita ci si possa fermare in una sala con gli antichi tavol idi marmo e il nuovo laboratori oa vista a bere una cioccolata calda.

Attenzione in questo museo: si guarda, si impara e si assaggia tanta cioccolata

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Come nasce il museo del cioccolato di Torino

museo cioccolato torino Il museo Choco Story Torino nasce dalla collaborazione della storica Pasticceria Pfatisch di Torino ed Eddy Van Belle, imprenditore e collezionista belga,. I musei Choco Story, concepiti da Van Belle, sono già presenti in Belgio, Francia, Repubblica Ceca, Libano e Messico.

  • Quando: Dalle 10 alle 17 tutti i giorni, compresi i fine settimana, con ultimo ingresso alle 16
  • Dove: Via Paolo Sacchi 38
  • Info: Museo accesibile a passeggini e sedie a rotelle. i cani non sono ammessi
  • Costo: Gratuito per bambini sotto i 3 anni. Adulti (27-64 anni): €12,00 - Bambini (3-11 anni): €7,00 - Ragazzi (12-26 anni): €10,00

 

 

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Eravamo in due, Francesco e Cristina, improvvisamente ci siamo trovati in quattro, quando nel 2012 sono nati Enrico e Giulia. Abbiamo capito che le nostre vite sarebbero cambiate, ma non volevamo rinunciare alla nostra passione: VIAGGIARE. Grazie ai nostri “piccoli” abbiamo capito che esiste sempre un viaggio giusto.

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