Che la nostra regione conservi testimonianze della presenza di civiltà antiche, è ormai noto a tutti. Tra Pompei, Ercolano e Paestum, vantiamo alcuni dei siti archeologici più importanti in Italia e forse anche nel mondo. Ma non ci sono solo questi ormai noti siti, ne esistono altri addirittura ancora più antichi, che ci fanno tornare indietro di millenni.
A Pertosa, nel Museo Speleo Archeologico, è presente una delle più importanti esposizioni che testimoniano la presenza dell’uomo preistorico nella nostra regione.
Il Museo Speleo Archeologico: un viaggio nella preistoria
Se avete bambini che stanno iniziando a studiare la preistoria e volete che conoscano anche la storia della Campania, allora dovete portarli al Museo Speleo Archeologico di Pertosa.
Qui non vedrete le solite esposizioni di reperti archeologici catalogati ed etichettati …o meglio, non vedrete solo questo.
In questo museo c’è una delle più importanti esposizioni sul mondo della preistoria che possiate visitare in Campania e in tutta Italia.
Innanzitutto, il nostro consiglio è di vistare prima questo museo e poi le Grotte di Pertosa Auletta, che distano circa 900 mt. Questo per capire meglio come le grotte, oltre ad essere un sito di bellezza naturalistica, siano state rifugio e casa di un’antico popolo risalente a ben 3.500 anni fa.
Ebbene si, in queste grotte ha vissuto una civiltà preistorica perfettamente organizzata secondo un modello sociale, con una propria identità , che ha lasciato traccia dei propri usi e costumi all’interno delle grotte.
La storia del Museo Speleo Archeologico di Pertosa
Come per il Museo del Suolo che si trova nei pressi delle Grotte di Pertosa, , anche per questo abbiamo fatto la visita guidata con Pierino Di Blasio, custode del museo.
Prima di entrare, Pierino ci spiega un pò cosa è successo quando vennero scoperte le Grotte di Pertosa Auletta.
A fine ottocento, iniziarono gli scavi archeologici all’interno delle Grotte, condotti da due studiosi Giovanni Patroni e Paolo Carucci. I due portarono avanti gli scavi separatamente: il primo, Patroni, si fermò ad appena un metro portando alla luce una stratigrafia contenente tantissimi reperti e una struttura in legno che sembrava essere una palafitta. Pensando di aver già fatto una clamorosa scoperta, non approfondì la sua ricerca e si fermo lì. Paolo Carucci, invece, decise di andare ben oltre e arrivò ad una profondità di circa 3 metri, facendo cosi riemergere una seconda palafitta. Si faceva, dunque, sempre più strada l’ipotesi che quelle grotte erano state abitate un tempo dall’uomo, il quale aveva eretto delle palafitte per proteggersi dal fiume che scorreva al loro interno. Tuttavia, nonostante la grande scoperta, non ci fu più modo di continuare gli scavi, poiché la costruzione di una diga per lo sfruttamento idroelettrico, intorno al 1910, fece sì che l’intero sito fosse sommerso dall’acqua.
Bisogna attendere il 2009 per riprendere gli scavi e scoprire il segreto che quel fondale nascondeva, portando alla luce tantissimi altri reperti e ricostruendo così uno spaccato artificiale di quella fu una delle palafitte rinvenute un secolo prima.
La Palafitta: l’uomo nelle Grotte di Pertosa Auletta
Appena varchiamo la soglia del museo, una palafitta ricostruita in scala reale attira la nostra attenzione. Pierino ci mostra come già all’epoca l’uomo avesse capacità ingegneristiche, facendoci notare in che modo i pali in legno fossero stati incastrati in sezioni di quattro alla volta, in modo tale da poter fare degli interventi di manutenzione mirati solo nei punti in cui era necessario, così da non compromettere la stabilità dell’intera struttura in legno. Sulla palafitta, una donna preistorica circondata da oggetti di uso quotidiano dell’età del bronzo. Si stima che le palafitte rinvenute nelle grotte risalgano a ben 3500 anni fa. Immediatamente la nostra mente va al Parco Archeologico di Longola, dove è presente la ricostruzione di un insediamento su palafitta, risalente a 3.500 anni fa.
Insomma, in Campania abbiamo scoperto ben due siti di inestimabile valore archeologico, che hanno caratteristiche molto simili tra di loro e che meritano di essere visitati.
Il Pannello del tempo: una storia lunga 3000 anni
Proprio accanto alla palafitta, un enorme pannello attira l’attenzione di Manuel. Si tratta di un plastico visibile su due lati, che rappresenta la sequenza stratigrafica di un lasso di tempo di circa 3000 anni. E’ interessante vedere come sotto i nostri piedi, più si va in profondità e più si riesce ad andare indietro nel tempo: un tempo che ha sepolto, strato dopo strato, migliaia di reperti appartenenti a diverse ere storiche.
Per noi è stata una visita molto interessante, ma lo è ancora di più per i bambini che si apprestano a studiare la preistoria. In questo museo possono vedere con i propri occhi come gli uomini dell’età del bronzo erano capaci di organizzarsi in una comunità , costruendo con mezzi piuttosto limitati le proprie abitazioni e vivendo di ciò che gli offriva la terra.
Dove si trova il Museo Speleo Archeologico di Pertosa
Il Museo si trova nel centro di Pertosa (Sa) in Via Tempa Tornese 9, a circa 900 mt dalle Grotte di Pertosa Auletta. Seguite l’indicazione MIdA01
Info utili per visitare il Museo Speleo Archeologico di Pertosa
Le visite al Museo Speleo Archeologico sono guidate e si effettuano su prenotazione dal martedì alla domenica nei seguenti orari: ore 10:30 – 12:00 – 15:00 – 16:30
La visita dura circa un’ora.
La prenotazione è obbligatoria telefonando al numero 0975 397037 o scrivendo all’indirizzo prenotazioni@fondazionemida.it oppure acquistando il biglietto direttamente online.
- Per tutte le informazioni, orari, biglietti consultare il sito della fondazione Mida
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