Uno dei ricordi più vivi che ho del Natale quando ero bambina è mia nonna che, alla fine del luculliano pranzo del 25 dicembre, dopo la frutta, i dolci e la frutta secca, mette in tavola una stecca di torrone e tutti i commensali, sebbene “pienissimi” “basta, basta, pietà” “non mi sta più nemmeno uno spillo” tendono la mano per farsene dare un pezzetto e far scrocchiare felici le mandibole. Quel torrone, non era un torrone qualunque: era il torrone artigianale di Davide Barbero , azienda a conduzione familiare e produzione artigianale di Asti che lo scorso fine settimana ha acconsentito a svelarci tutti i segreti di un prodotto che mantiene la stessa ricetta da 150 anni (quasi 200, come è emerso da recenti documenti).
La storia di questa azienda è, prima di tutto, la storia di una famiglia che attraverso i secoli è riuscita a mantenere la propria identità e ha saputo trasmettere di generazione in generazione la passione per questo lavoro, fatto di grandi materie prime del territorio e delle mani capaci di lavorarle.
Visita guidata all’azienda del torrone artigianale di Davide Barbero
L’appuntamento è stato fissato per le ore 14 del pomeriggio, perché, ci ha anticipato Davide Maddaleno oggi titolare dell’impresa insieme allo zio Gianni Barbero, è il momento migliore per veder nascere il torrone e perché no, provare a farlo insieme a loro.
La mattina è stato preparato l’impasto con miele, zucchero, albumi e farina di mais e ha cotto per 6/7 ore, quando arriviamo è tempo di aggiungere l’ingrediente principale, la nocciola tonda gentile di Langa. La percentuale è del 51%, questo significa che torronfette (una fetta da 7 mm che una volta veniva considerata lo sfrido della lavorazione, mentre oggi è il prodotto più richiesto), stecche e torroncini sono letteralmente tempestati di frutta secca, una vera gioia per il palato!
Dopo esser stato rimescolato, la massa viene estratto con una pala e diviso in “salamoni” che vengono lavorati a mano dal titolare, il suo vulcanico zio e altri due esperti. Il mio compagno è stato invitato a partecipare e mi ha detto di essersi semiustionato le dita, gli altri eseguivano le mosse con una rapidità e abilità sorprendenti: in pochissimo tempo, le forme in legno dove viene messo a compattare e raffreddare il composto sono state riempite e posizionate in attesa del taglio.
Nella mezz’ora di riposo del torrone nei cassetti di legno (non di acciaio perché lo shock termico rovinerebbe l’impasto rendendolo troppo duro), siamo stati accompagnati da Allegra, altra componente del nucleo familiare, a visitare le linee di produzione dei cioccolatini e della confetteria (tartufi, gianduiotti, cremini, cricri, creme spalmabili) che completano il marchio Barbero e il piccolo museo che si trova al piano terra dove sono raccolte fotografie, stampe, vecchi macchinari e trofei di gare ciclistiche.
Il torrone Barbero e il giro d’Italia
Ma cosa a che vedere la bicicletta con il torrone?
Allegra ci spiega che la sede di via Brofferio 84 che stiamo visitando è la sede dell’azienda Barbero solo dagli anni Quaranta, da quando Paola Gerbi, figlia del Diavolo Rosso, sposò Davide Barbero. Il Diavolo rosso è proprio quel famoso ciclista di cui Paolo Conte canta nella sua omonima canzone e che all’epoca possedeva nel cortile di questo palazzo storico nel centro di Asti, oggi bene Fai, un negozio di biciclette.
Il torrone veniva venduto alla fine del giro d’Italia, come testimoniano i documenti, le foto e giornali dell’epoca che ci mostra orgogliosa: “Un furgoncino con il marchio dell’azienda seguiva la corsa e all’arrivo il torrone andava a ruba»
Un altro sorprendente tassello di storia si aggiunge al racconto di questa famiglia che nel corso delle generazioni ha mantenuto intatto il lavoro di quelle precedenti arricchendole ma mai stravolgendolo. C’è allegria e entusiasmo mentre lavorano e si percepisce anche tra i dipendenti.
La visita guidata è stata davvero ricca ed interessante, attraverso i cimeli del museo si ha uno spaccato della vita dei nostri avi, si imparano curiosità e aneddoti, affiorano i ricordi della propria infanzia davanti alle sempre identiche carte dei cioccolatini o alle riconoscibilissime grafiche che campeggiano sulle scatole di latta dei torroncini. Tartassiamo Allegra di domande, fortunatamente viene salvata da una telefonata del cugino Davide: è tempo di tagliare il torrone!
Ecco come si fa il vero torrone
Risaliamo al piano superiore del palazzo liberty per il momento solenne: il dolce agglomerato di miele e nocciole (mandorle o pistacchi in altri casi) è pronto per trasformarsi in torron fette. Gianni, si mette a capo della locomotiva, un’affettatrice che una volta azionata ricorda proprio il suono di un treno che sferraglia sui binari, e inizia a tagliare la stecca con una precisione chirurgica.
In pochissimo tempo il lungo bancone di marmo è ricoperto di fette di torrone pronte per essere incartate.
Noi mangiamo quelle venute meno bene circondati dal profumo è inebriante dello zucchero fuso, ora sì che sappiamo che sapore ha il Natale.
- Dove: Torrone e cioccolato artigianale Davide Barbero, Via Angelo Brofferio, 84, 14100 Asti AT0141/594004
- Per info sulle visite guidate
Andate a dare un’occhiata all’e-shop di Barbero. E se amate il cioccolato seguiteci nell’azienda di Guido Castagna
Una struttura commerciale da prendere a modello per il futuro; complimenti e buon lavoro!!! Alessandra Anouchka Maino – Orbassano (To)