Avete presente quel pacchettino bianco con tre stelle alpine che trovavate ogni volta che aprivate il frigorifero dalla nonna? Sto parlando dell’involucro che contiene il burro per eccellenza, quello “buono” con cui accompagnare le acciughe al verde, il salame, il formaggio e sfornare torte deliziose. Sto parlando, lo avrete capito, di Beppino Occelli un’eccellenza piemontese nel campo caseario di cui vogliamo raccontarvi la storia e la genialità.
Gita a Valcasotto, per una merenda alla Locanda del Mulino
Per farlo siamo stati a Valcasotto, un piccolo borgo di bassa montagna nel cuneese, a annusare l’affinatura dei formaggi e a fare “merenda” alla locanda del Mulino voluta proprio da Beppino per far assaggiare al pubblico i suoi prodotti, ed è stata un’esperienza quasi mistica.
La degustazione di Formaggi di Beppino Occelli
La buona notizia che voglio darvi subito è che questa tasting experience di burro e formaggi è aperta a tutti.
A solo un’ora e mezza da Torino, in un paesino della Valle Casotto che porta il medesimo nome della valle, abbiamo incontrato Umberto che ci ha accompagnati prima in tour culturale alla scoperta dello splendida residenza di caccia estiva dei Savoia, riaperta quest’estate dopo 12 anni, e successivamente in un tour goloso tra formaggi avvolti nelle foglie di castagna, montagne di burro e i caci più classici tanto amati dal Re.
Arturo, grande amante del formaggio, era a dir poco estasiato. La degustazione è luculliana e, oltre ai vari tipi di formaggio che vengono presentati seguendo una crescente intensità di gusto, abbiamo avuto a disposizione sulla tavola una montagnola di burro Occelli, salumi a Km 0, pane e torte fatti a mano dalla signora Alessandra, la gestrice della locanda, con le farine macinate nel mulino ad acqua che si trova nel borgo.
Non ho memoria di una merenda più ricca e più gustosa di questa. Per un giorno dimenticatevi dei trigliceridi e della dieta e fate quest’esperienza perché vale assolutamente il viaggio.
E vale il viaggio non solo per la bontà di ciò che si mangia ma per la bellezza della valle in cui si trova la locanda, per l’unicità del castello immerso nel bosco (ora avvolto dai colori autunnali) che potrete visitare e per la passione che chi lavora con Beppino Occelli saprà trasmettervi nel raccontare la sua storia e nell’impiegare i suoi prodotti.
La storia e i prodotti di Beppino Occelli
Beppino Occelli non proviene da una famiglia di formaggiai, la sua è una storia tutta personale che ha origine più di quarant’anni fa a Farigliano, in terra di Langa, quando decide di lasciare il posto di lavoro in Sip per mettersi a studiare, in barba alla tendenza dell’epoca che faceva dell’olio il condimento principe delle tavole italiane, il burro e i suoi segreti.
Il risultato è stato straordinario, un prodotto che ancora oggi, dopo aver fatto il giro del mondo e aver vinto innumerevoli premi, mantiene intatte le sue caratteristiche di genuinità e artigianalità. Ma il genio di Occelli non si è fermato qui, una volta aperta la “via lattea”, la sua ricerca è proseguita incessantemente: la passione per le tradizioni casearie locali, abbinata alla sua grande creatività, gli hanno permesso di produrre un’ampia varietà di formaggi molto apprezzata dai gourmet di tutto il mondo. Nel caseificio di Farigliano, si trova la fucina dei più famosi “gioielli” caseari, tutti nati da latte selezionato da imprenditori di zona del quale Beppino conosce perfettamente i pascoli e il benessere degli animali.
Successivamente questi vengono portati in Valcasotto dove esiste da tempo una tradizione radicata dell’affinazione: qui i formaggi della Langa e delle montagne cuneesi trovano la loro culla ideale. Nel buio delle cantine, il tempo lavora insieme all’aria e all’acqua, per portare a piena maturazione i formaggi, mentre esperti stagionatori rivoltano periodicamente le forme.
Valcasotto, la visita al tempio del formaggio di Beppino Occelli
Ed è qui che si svolge la visita guidata a cui abbiamo partecipato.
Bardati di tutto punto ci siamo introdotti nel grande tempio del riposo del formaggio, dove in 3 stanze, oltre 25000 forme riposano su staggere di legno di alberi da frutta e non (sono ben 12 legni diversi che conferiscono sapori e sentori diversi e favoriscono lo sviluppo di muffe: bianche, rosa, aranciate o verdoline). Il sapore finale del formaggio viene così esaltato e diventa unico.
L’altro fattore imprescindibile per lo sviluppo delle muffe e la riuscita di un grande formaggio è l’umidità: una grande cantina addossata alla roccia della montagna e la sorgente d’acqua che scorre al suo interno con cui le forme vengono bagnate creano la magia.
Ultimo ma non meno importante, l’intervento dell’uomo, con il lavoro attento e puntuale dei mastri stagionatori. Spetta a loro selezionare la barricatura naturale su far riposare i grandi cru: Losa, Cusiè, Verzin, Valcasotto, e Valcasotto di Alpeggio, il formaggio del Re. Ogni estate i contadini regalavano questo formaggio dalla forma quadrata a Casa Savoia per ringraziare di aver concesso loro gli Alpeggi. Beppino Occelli ha recuperato la ricetta tradizionale presentandolo come il papà dei formaggi d’Alpeggio.
Informazioni per la visita da Beppino Occelli
Giorni e Orari di Apertura:
Venerdi’, sabato domenica ore 11-11.30-15-15.30 4 visite
Durata: 30 minuti c.ca a turno
Numero massimo di persone: 10 per turno
La visita comprende: guida, kit igienico e pubblicazione
Prezzo
Per info e prenotazioni
telefono 0174351007, email info@locandadelmulino.it
La Locanda del Mulino e Valcasotto, il Borgo del Formaggio
Terminata la visita in cantina ci siamo trasferiti all’interno della Locanda del Mulino, un bar-ristorante-formaggeria con camere per chi volesse fermarsi più di un giorno a Valcasotto e scoprire i percorsi naturalistici che circondano il borgo.
Le camere con vista della Locanda del Mulino sono arredate con gusto e dotate di tutti i comfort. Chef Alessandra, nel campo della ristorazione da oltre vent’anni e mamma di 5 figli, sa come prendersi cura dei propri ospiti, soprattutto i più piccoli deliziandoli con piatti della tradizione e ottime torte. Tutti i prodotti provengono dallo spaccio Occelli e le farine sono macinate dal mulino che dà il nome alla Locanda.
Noi abbiamo scelto la formula merenda ed è stata la migliore della quale io abbia memoria. Oltre al pranzo e alla cena, che torneremo sicuramente a provare, per chi lo desideri c’è la possibilità di ordinare il pranzo al sacco e ripartire per una escursione a piedi o in mountain bike nella fitta rete di percorsi naturalistici che circondano il borgo.
In loco è disponibile anche la stazione di ricarica per e-bike e il noleggio di biciclette per adulti e bambini, oltre a passeggiate ed escursioni con guida naturalistica.
In inverno vengono organizzate escursioni con le ciaspole dai volontari della Pro Loco di Serra Pamparat
Il Castello di Valcasotto
Non potevamo lasciare Valcasotto senza prima visitare la reggia nascosta nel bosco che viene chiamata la piccola Versailles delle terre alte: a pochi minuti di auto dalla locanda si trova infatti immerso tra i colori autunnali il castello di Valcasotto, residenza di caccia dei Savoia, ristrutturato recentemente e riaperto da pochissimo al pubblico.
Qui si è fatto un pezzo della storia d’Italia e qui si è consolidato l’amore tra il re e la sua Bela Rosin. Ed è pure spuntato un fantasma. Ogni castello che si rispetti ne ha uno: quello di Valcasotto è legato al dipinto la “Dama in fiero”, attribuito al Van Dyck. Si narra che questa cupa dama, attualmente non esposta nelle stanze del castello perché in restauro, scendesse dalla sua cornice per predire alla famiglia reale sventure familiari e politiche.
Prima di essere il castello tanto amato dai Savoia, la reggia di Valcasotto ospitò una certosa. La prima in Italia fondata nel Mille, si dice, dallo stesso San Bruno che incoraggiò alcuni confratelli eremiti a fondare il nucleo originario dei certosini: in principio vivevano in otto piccole capanne, da cui forse “case-otto” cioè Casotto. Solo nel 1800, dopo le spoliazioni napoleoniche, il complesso fu acquistato dai Savoia e trasformato in castello. Ne seguì un’imponente opera di ricostruzione.
Carlo Alberto fu il primo re a inaugurare il castello di caccia e residenza estiva. Ma chi ne fece effettivamente uso fu il suo successore Vittorio Emanuele II: qui il re galantuomo, amante della natura, della caccia, del buon vino e della vita semplice, trascorreva il suo tempo con la sua amante Rosa Vercellana, la donna di umili origini che sposò prima religiosamente e poi morganaticamente.
Dal 2000 la reggia è di proprietà della Regione Piemonte che dopo dodici anni di chiusura lo ha riaperto ai visitatori.
Noi abbiamo avuto la fortuna di visitarlo privatamente e ci ha molto colpiti per la sua splendida posizione, per l’estremo silenzio e per la bellezza della cappella e della scala a forma elicoidale che conduce nella torre da cui si ammira il panorama circostante.
- Per info sulle visite (nel periodo invernale solo per gruppi privati su richiesta) fare riferimento alla Locanda del Mulino.
Un’altra gita a un’ora d atorino super consigliatta è alle Grotte di Bossea